2 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Domenica si vota

Elezioni amministrative in Fvg: un test politico sulla tenuta del Pd

Nonostante la corsa a minimizzare, Serracchiani sa bene che perdere a Pordenone e a Trieste metterebbe a rischio la sua corsa verso Roma

TRIESTE – ‘Non si tratta di un test su chi governa’, ha dichiarato la presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, a un quotidiano locale. E facendo il verso al numero uno del Pd, che ha cantilenato in tutti gli incontri che il voto amministrativo non è un giudizio sull’operato del suo esecutivo, la presidente ha precisato che non è in gioco il governo del Fvg. Davvero un inno alla saga dell’excusatio non petita, che da sempre tutti i capi al governo ripetono alla vigilia di consultazioni amministrative. Bugie legittime, per carità, da prendere con benevolenza in attesa dei verdetti che arriveranno da Torino, Bologna, Roma e Napoli e qui in Regione, da Trieste e Pordenone.

In ballo c’è un verdetto sulle politiche regionali
No, né Renzi, né la Serracchiani la raccontano giusta. Il primo sa perfettamente che questo voto dirà tante cose su quella che per lui è la madre di tutte le sfide: il referendum costituzionale. E la presidente non può ignorare che sia il capoluogo giuliano sia il Comune di Pordenone sono guidati dal centrosinistra. E in ballo non c’è soltanto la guida dei due municipi, ma anche un verdetto sulle politiche regionali, sulla sciagurata riforma delle Uti, su quella della Sanità, sulle difficoltà a far ripartire l’economia, sulla disaffezione dei giovani, sulla fuga dai partiti, Pd in primis. Su una politica sempre più incentrata sull’uomo solo al comando e su una sorta di malcelato amore di stampo monarchico che attraversa istituzioni, enti, aziende, scuole e chi più ne ha più ne metta.

Peserà il ruolo dei pentastellati
A Trieste come a Pordenone la posta in palio è altissima. Il via vai di ministri e rappresentanti di governo nel capoluogo giuliano testimoniano una legittima preoccupazione del centro sinistra, come pure la volontà dei dem di puntare in maniera forte su candidati in house. Difficile fare previsioni sul doppio scontro Cosolini-Dipiazza e Ciriani-Giust. Mai come in questo caso la consultazione elettorale è un’equazioni zeppa di variabili che neppure un funambolico matematico riuscirebbe a dirimere. E tra queste variabili ne spiccano due: il ruolo dei pentastellati e il riallineamento dei vari partiti in caso di ballottaggio. Questo è il vero cruccio del Pd: capire cosa succederebbe dopo il primo ammesso che i due candidati del pd passino entrambi al primo turno.
L’incognita è tutt’altro che piccola. Renzi da settimane tuona che non metterà mano alla legge elettorale, richiesta avanzata dalla minoranza dem come contropartita per il sì  al referendum costituzionale. Renzi è uno che non ha pudore a rimangiarsi le parole. E se i ballottaggi dovessero andare in un certo modo, re Matteo farà sicuramente una virata memorabile visto che ha fatto i conti sena l’oste, immaginando un Pd pigliatutto con super premio elettorale da bingo.

Un test politico sulla tenuta del Pd
No, il Pd del Fvg non può permettersi di perdere la guida delle due città, perché la sconfitta per la Serracchiani sarebbe tanto evidente quanto bruciante e nulla potrebbe celarla. La ‘zarina’ sta governando senza avversari, con un centrodestra che in Regione e poco che più che un’armata Brancaleone. Conta sulla stampa che conta, anche se farebbe bene a evitare la sovraesposizione mediatica.  I malevoli assicurano che nel caso a Pordenone ce la dovesse fare  Ciriani, Serracchiani sarebbe pronta a immolare il suo numero due Bolzonello. Ma sarebbe una consolazione grama. Il test politico è di fatto proprio sulla tenuta del Pd e della sua classe dirigente, banco di prova per la furia riformatrice dell’esecutivo regionale. Poi, ovviamente, lunedì maggioranza e opposizione, vincitori e vinti, a seconda dei calcoli di bottega, daranno o meno valenza politica alla consultazione.