25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
35 anni senza John Lennon

35 anni fa a New York, l'uccisione di John Lennon

L'8 dicembre del 1980 è la data in cui il mondo ha perso il genio di John Lennon. Ma il suo mito vive ancora

NEW YORK - Ieri a Manhattan davanti al Dakota Building sono state messe delle rose per ricordare i 35 anni dall’uccisione di John Lennon sulla porta di casa e «Imagine» tornerà a diventare il motivo che unisce.

La musica per la pace
La musica è un’arma straordinaria per la Pace. Lennon ha pagato con la vita il suo genio contagioso anche se a ucciderlo non è stato un terrorista, ma un fan pazzo e spietato. Il mondo con la sua scomparsa ha perso non solo un grande talento, ma un fautore della non violenza, una figura che sarebbe diventata trascinante e decisiva in questi nuovi anni di piombo dove il massacro del Bataclan durante il concerto rock è l’ultimo segno della barbarie umana.

Quattro colpi di pistola
Nello «strawberry fields» al Central Park, il prato della memoria che lo ricorda per sempre, l’erba continua ad essere calpestata da centinaia di migliaia di persone di tutte le generazioni. Colpito l’8 dicembre del 1980 da quattro pallottole alla schiena a soli 40 anni, sparate da quel David Chapman che dichiarò di essere un suo fan dall’età di 8 anni e che si era appena fatto fare un autografo sulla copertina di «Double Fantasy», l’ultimo album realizzato insieme a Yoko Ono uscito da poche ore. Sulla dinamica dell’assassinio e sulle motivazioni allucinate di Chapman che è in carcere a Wende, nello stato di New York, e al quale la commissione penitenziaria continua a negare la libertà condizionata, si sono scritti libri e girati film. C’è chi ha addirittura speculato sullo squilibrato assassino ritenendolo manipolato dalla Cia che non amava le idee troppo liberal e pacifiste di Lennon.

L'impegno per la non violenza
John Lennon però, a soli 40 anni era ormai diventato un’icona americana della non violenza e della tolleranza, battendosi a lungo contro la guerra in Vietnam e l’apartheid in Sudafrica. Con iniziative, marce, raduni oggi Yoko Ono tiene viva la sua memoria e il Dakota Building sul Central Park, dove lei continua ad abitare, è diventato più la destinazione di un pellegrinaggio per gli amanti dei Beatles e della sua musica, che non un sofisticato condominio di lusso pieno di celebrity.