4 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Torino a Led

Il progetto di Fassino «Torino a led» diventa un outlet di scarpe, attacco dell'ex assessore ad Appendino

Il sito internet su cui si poteva leggere il progetto Torino a Led è diventato la vetrina di un outlet di scarpe. Più in generale però il dito contro la sindaca è puntato per la scarsa illuminazione, soprattutto in periferia

TORINO - Quando era assessore all'Ambiente nella Giunta Fassino, Enzo Lavolta si occupava anche di illuminazione pubblica, tanto che l'amministrazione nel 2015 aveva deciso di rivoluzionare Torino con un progetto spiegato ampiamente sul sito www.torinoaled.it, quello che, se ci si prova ad accedere oggi, non esiste più ma si entra in una vetrina di un outlet di scarpe. A denunciare questa "assurdità" è lo stesso Lavolta, oggi consigliere comunale del Pd e vice presidente del Consiglio comunale, che punta il dito contro l'amministrazione Appendino non solo per la scomparsa del sito "Torino a Led", ma anche e soprattutto per la scarsa illuminazione in molte zone della città, la periferia in primis.

"APPENDINO AVREBBE POTUTO..." - Tra il 2015 e il 2016, si evince dai dati dello stesso ex assessore all'Ambiente, la città di Torino ha visto la sostituzione di oltre 60mila lampadine vecchie con alcune a led più moderne, riuscendo così a risparmiare 4,5 milioni di euro su base annua ed evitando 16mila tonnellate di Co2. Numeri che avrebbero potuto e dovuto crescere secondo il Dem: "Appendino avrebbe potuto continuare a sostituire l'illuminazione pubblica e a modernizzare, mancano circa 25mila lampadine in tutta la città e sono per lo più nella periferia, quella periferia che la sindaca stessa diceva di tenere in considerazione. Perché non l'ha fatto?".

NESSUN TORINESE IN IREN - Il discorso di Enzo Lavolta arriva a toccare Iren, la società che gestisce non solo l'illuminazione pubblica, ma anche le caldaie e i semafori: "La sindaca non difende Torino nelle sue società partecipate", sbotta Lavolta, "con la riorganizzazione Iren Rinnovabili ha sia l'amministratore delegato che il direttore generale di Reggio Emilia, non di Torino. Non c'è alcun torinese nel consiglio di amministrazione", un errore secondo l'attuale consigliere del Pd che cita anche Parma per le "lezioni di tassazione", Bologna per la fatturazione e Piacenza per l'informatica. Poi conclude: "La professionalità e le maestranze torinesi di cui dovremmo essere più orgogliosi Appendino che fa? Le svende, come se fossimo in un outlet di scarpe".