29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
CRONACA

Dai villaggi della Nigeria alle strade di Torino: prostitute nigeriane vittime del traffico di esseri umani

Arrestata una maman e scoperto un «connection man»: gestiva un centinaio di ragazze a cui aveva promesso un viaggio studio prima di costringerle a prostituirsi sotto torture e riti voodoo

TORINO - La prostituzione è uno dei business illegali maggiormente utilizzati dalla mafia nigeriana per consolidare la propria forza a Torino. Un fenomeno che vi avevamo raccontato nelle scorse settimane in uno nostro approfondimento e con l’intervista a Marco Martino, primo dirigente della Squadra Mobile di Torino, e che oggi si arricchisce di un altro capitolo che ribadisce come quest’organizzazione criminale straniera sia ormai molto radicata all’ombra della Mole: i carabinieri della Compagnia Torino Mirafiori, insieme ai colleghi di Torino Borgo Dora, hanno arrestato una donna nigeriana di 33 anni, rea di aver reclutato e indotto alla prostituzione due connazionali. Un’operazione che ha permesso di ricostruire dalla Nigeria a Torino l’intero viaggio delle prostitute che, partite da poveri villaggi africani con la speranza di un viaggio studio, si ritrovano nelle strade torinesi, costrette a prostituirsi. 

I VIAGGI DELLA SPERANZA - La donna arrestata gestiva le ragazze e aveva contatti con altri soggetti, al momento non identificati, che si trovano in Nigeria e che, verosimilmente, organizzerebbero i cosiddetti «viaggi della speranza».  Le indagini sono state avviate nel gennaio del 2018 in seguito alla denuncia sporta da una ragazza nigeriana, che riferiva di essere arrivata in Italia nel 2016 dopo aver percorso un lungo viaggio, stipata in autobus, insieme ad altri connazionali, fino alla Libia. Giunta a Lampedusa era stata trasferita a Settimo Torinese, avvicinata da una donna, era stata fatta uscire dal centro di accoglienza (dopo aver pagato 100 euro per la fuga) poi accompagnata in un appartamento di Torino, dove era stata consegnata a una «madame». Era stata indotta a prostituirsi al fine di pagare un debito di 25.000 euro per la propria liberazione. I guadagni e le spese, tutte a carico  delle ragazze (alloggio, preservativi, etc…) , venivano annotati su un libro mastro, sequestrato dai carabinieri. La vittima ha denunciato di essere stata affidata  a un connection man, che gestiva un centinaio di ragazze, che l’ha aiutata nel suo viaggio verso  una vita più bella. Le indagini hanno accertato che l’arrestata ha fornito ad almeno due donne un supporto logistico per il trasferimento dalla Nigeria all’Italia nonché un domicilio e una posto dove prostituirsi. La donna ha usato costantemente condotte violente e minacciose. 

I RITI VOODOO - La ragazza, prima di lasciare il suo villaggio in Benin City, era stata sottoposta al «rito voodoo», come più volte vi avevamo raccontato. Per arrivare in Italia dall'Africa hanno contratto un debito di 25mila euro: la promessa di un lavoro onesto in Europa  e la prospettiva di una nuova vita vale la fatica di un viaggio ben poco confortevole e il giuramento di non rivelare mai, per nessuna ragione al mondo, il nome di chi le ha traghettate. Il giuramento va rispettato perchè altrimenti su di loro e sulle loro famiglie si abbatteranno sciagure, la pazzia, la morte: a sigillare il patto, un rito che avviene raccogliendo in un sacchetto alcuni oggetti e parti proprie delle vittime come sangue, unghie e capelli. Tutto questo fa paura e le vittime sono le tante ragazze nigeriane che una volta finite in questo incubo, faticano a vedere una via di uscita se non quella di stare sulla strada come schiave fino all'estinzione del debito. Durante i riti, molto spesso vengono utilizzati anche degli animali: per questo motivo gli animalisti hanno già sporto denuncia alla Procura di Torino. I viaggi della speranza, dai poveri villaggi nigeriani alle strade di Torino, avvengono così ormai da anni. Fermarli è complesso, perché la ricostruzione delle tappe non è immediata, ma l’impegno delle forze dell’ordine è massimo.