18 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Via Giordano Bruno

«Ma quali autocelebrazioni, la verità sulla palazzina sgomberata ex Moi è questa»

Parla il consigliere di Circoscrizione Alessandro Lupi che da anni si occupa del problema dell'occupazione abusiva dell'ex Moi. Lo fa il giorno dopo la conferenza della sindaca Chiara Appendino in cui ha detto che lo sgombero della palazzina marrone è stato un grande risultato

TORINO - Dopo le autocelebrazioni dell'amministrazione per lo sgombero della palazzina marrone di via Giordano Bruno, una delle quattro occupate da diversi anni da migranti, oggi è il giorno delle critiche di chi quella zona la vive da una vita, il consigliere di Cirscorizione Alessandro Lupi.

VI RACCONTO COSA E' SUCCESSO - "Mentre leghisti e pentastellati fanno a gara per prendersi i meriti di un presunto sgombero del Moi, vi racconto quello che realmente è successo", dice Lupi, "dopo il finto sgombero delle cantine (prontamente rioccupate) ieri sono stati portati in luoghi più decorosi meno di 100 occupanti per lo più di origine somala. Si tratta di famiglie che non hanno mai dato fastidio al quartiere, integrate anche in progetti sociali e scolastici. Probabilmente anche mal visti dagli altri occupanti dediti al malaffare». Il consigliere punta il dito su due elementi quindi: da una parte lo sgombero di ieri rischia di essere solo temporaneo come successo in parte nel novembre scorso, dall'altra così facendo ciò per cui si lamentano i cittadini, cioè i malviventi, spacciatori e ladri (non tutti gli occupanti si capisce) continuano in larga parte a rimanere nelle palazzine occupate. "Rimangono centinaia di delinquenti legati al narcotraffico torinese che anzi adesso non avranno più bambini tra le scatole e magari una palazzina in più per espandersi. Sono quelli che vogliamo fuori dalle palle".

SOLUZIONI? - Per ogni critica a ciò che gli altri fanno dovrebbe arrivare anche una possibile soluzione. Consigliere, come bisognerebbe agire? "Bisogna trattare l'argomento come se si parlasse di uno sbarco. Come Calais", ci dice, "quindi identificazione, divisione su tutte le Prefetture italiane per chi ha diritti internazionalmente riconosciuti, avviso che il giorno 'x' ci saranno i pullman per le nuove localizzazioni e per chi eventualmente resistesse sgombero forzato".