19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Mafia nigeriana

Prostituzione, elemosina e riti voodoo: come la mafia nigeriana si è presa Torino

Tra le mafie in azione a Torino, la nigeriana è sempre più potente: le donne vengono costrette a prostituirsi, gli uomini a chiedere l’elemosina. Com'è possibile tutto questo? Grazie a una violenza brutale

TORINO - Violenza brutale, magia nera e sfruttamento: così la mafia nigeriana si è presa Torino. L’affermazione è forte, soprattutto in un territorio che storicamente subisce l’influenza della ‘ndrangheta, eppure è più che mai reale. Nella città della Mole, la mafia nigeriana è sempre più potente. A testimoniarlo sono le operazioni delle forze dell’ordine, ma basta un occhio attento per constatarne la presenza in città nella vita di tutti i giorni. Come si è arrivati sino a questo punto? Quali sono i giri malavitosi in cui la mafia nigeriana è riuscita a inserirsi, schiacciando le altre forme di criminalità?

DONNE COSTRETTE A PROSTITUIRSI - Fino a qualche anno fa era «normale» imbattersi in prostitute nigeriane guidando nelle strade provinciali fuori Torino. Oggi non è più così perché le donne, pur essendo ancora presenti nelle statali, provinciali e strade di paese, presidiano anche alcune zone della città: piazza Massaua, via Pietro Cossa, via Valgioie, Lungo Stura Lazio, ma anche Moncalieri e corso Grosseto. Le ragazze vengono gestite dalla maman, ex prostitute di una certa età che hanno fatto «carriera» e sono passate dall’altra parte, insieme agli sfruttatori. Le donne arrivano in Italia e a Torino con la promessa di una vita dignitosa, poi si ritrovano a fare tutt’altro. I centri di reclutamento sono a Porta Palazzo, vicino al mercato di piazza della Repubblica, dove già sono stati eseguiti degli arresti ma anche nei vari centri d’accoglienza del Piemonte la mafia nigeriana riesce a reclutare le giovani. 

UOMINI OBBLIGATI A CHIEDERE L’ELEMOSINA - Un uomo fuori da un negozio, un tabacchino o un supermercato. Ha l’aria dismessa, è vestito pesante e in mano tiene un cappellino da baseball proteso verso il marciapiede, nel disperato tentativo di racimolare qualche spicciolo. Quanti di voi, recentemente, hanno assistito a questa scena? Tantissimi, ne siamo sicuri. La mafia nigeriana sfrutta gli uomini così. Li costringe a chiedere l’elemosina. Un modo per capire se si tratta di semplice accattonaggio o di sfruttamento c’è: basta offrire qualcosa da mangiare a queste persone. I ragazzi coordinati dalla mafia nigeriana non accetteranno perché sono obbligati a ricevere solo ed esclusivamente soldi. Gli uomini con il cappellino da baseball sono ovunque, non solo in centro ma in quasi tutti i quartieri della città e sono tantissimi. Provate a fare due calcoli e pensare quanto, ogni giorno, la mafia nigeriana guadagna grazie allo sfruttamento degli uomini: è impressionante. Il business dell’accattonaggio è in mano ai nigeriani, che hanno «tolto» dalle strade i nomadi. Capita infatti sempre meno di trovare nomadi fuori da una chiesa o un negozio, tranne qualche caso isolato infatti la persona che chiede l’elemosina è un cittadino nigeriano: sempre uomo, sempre con il cappellino da baseball. Come vengono obbligati a stare fuori dai locali? Tutti gli sfruttati sono in debito con la mafia nigeriana che, controllando il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, li ha portati in Italia, pur non potendo loro pagare il viaggio.

RITI VOODOO E MAGIA NERA - La magia nera è una vera e propria «arma» della mafia nigeriana. La forte superstizione che contraddistingue i cittadini africani, fa sì che l’organizzazione criminale sfrutti questa «debolezza» per soggiogarli attraverso riti sanguinolenti e brutali, che nella maggior parte dei casi coinvolgono gli animali. Solo qualche mese fa l’Aidaa, Associazione Italia Difesa Animali e Ambiente, ha presentato un esposto alla Procura di Torino, denunciando la tortura e l’uccisione di gatti e galline nelle vasche da bagno. Tutto questo accade oggi nella città della Mole, più precisamente a Porta Palazzo. E’ qui che le maman impressionano le giovani ragazze con i loro riti: le galline, con un cordino colorato al collo, vengono sgozzate vive all'interno di vasche da bagno, il sangue viene raccolto e utilizzato dalle mammane per sottomettere mentalmente le giovani ragazze. Ai gatti viene praticato un taglio sulla giugulare e vengono lasciati dissanguare. Barbarie orripilanti, ad altissimo impatto psicologico.

I RAPPORTI CON LA MAFIA ITALIANA - A pensarci bene, com’è possibile che una mafia «straniera» riesca a penetrare così tanto in Italia, in particolare a Torino, territorio che storicamente subisce l’influenza della ‘ndrangheta? Le due mafie sono diverse, ma in realtà qualche punto in comune c’è. La componente mistico religiosa che vi abbiamo raccontato si trova infatti in entrambe le realtà, così come l’organizzazione piramidale e i riti di affiliazione, oltre ovviamente la violenza. I gruppi principali sono quattro: Aye Confraternite, Eiye, Maphite e Black Axe, il gruppo che in questo momento è più forte e pericoloso. A Torino la mafia nigeriana c’è, è forte e controlla diverse attività illegali. La convivenza a Torino con la criminalità organizzata italiana è tutto sommato buona, ma i rapporti si sono ribaltati: prima le bande nigeriane erano costrette a pagare il pizzo per operare sul territorio italiano, ora non è più così. Anzi. La mafia nigeriana si è ormai praticamente «affiancata» a quella italiana e anche a Torino il rapporto è ormai di questo tipo.

FORZE DELL’ORDINE, RETATE E BLITZ - Mesi fa, la Direzione Investigativa Antimafia era stata chiara a lanciare un preoccupante monito: «Il radicamento in Italia della criminalità nigeriana è emerso nel corso di diverse inchieste che ne hanno evidenziato la natura mafiosa». Come dicevamo, le retate e i blitz delle forze dell’ordine nei confronti dell’organizzazione criminale nigeriana, sono decisamente aumentati nell’ultimo periodo: a gennaio, il tribunale di Torino ha condannato ventun cittadini nigeriani a oltre 140 anni di carcere, responsabili a vario titolo di favoreggiamento della prostituzione, sfruttamento, estorsione e delitti in materia di stupefacenti. Il pm Stefano Castellani ha riconosciuto l’esistenza del vincolo mafioso, certificando una volta per tutte l’esistenza di un sodalizio criminale sempre più potente nella città della Mole. Violenza brutale, magia nera e sfruttamento: così la mafia nigeriana si è presa Torino.