20 aprile 2024
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Eventi a Torino, 9 cose da fare venerdì 23 febbraio

Spettacoli, acrobazie, risate, concerti e tanto altro. Ecco quello che vi attende in città ed una piccola guida per non perdere il meglio dell'inizio del weekend

TORINO – Teatro, musica, comicità, danza e molto altro. Ecco qualche consiglio per non lasciarsi sfuggire i momenti più interessanti dell'inizio del fine settimana.

Teresa Mannino al Colosseo
Da venerdì 23 febbraio, al Teatro Colosseo, Teresa Mannino in «Sento la terra girare». Dopo aver regalato al pubblico del Colosseo una specialissima Festa della Donna, Teresa Mannino torna con il nuovo spettacolo. La comica siciliana, dopo 154 date con «Sono nata il ventitré», con cui ha raccontato la sua infanzia, la sua vita e come è cambiato il mondo attorno a lei, presenta «Sento la terra girare». Nel suo nuovo spettacolo l'esilarante Mannino parlerà sempre dalla sua amata Sicilia, con lo stile inconfondibile che la contraddistingue.

Storie a teatro
Al Cafè Muller, da venerdì 23 febbraio, in scena «Il mio nome è Bohumil». Sulla scena teatrale sono certo importanti la scenografia, le luci, i costumi, ma ciò che davvero è irrinunciabile è l’essere umano nelle infinite rappresentazioni che riesce ad offrire della propria esistenza. Il mio nome è Bohumil liberamente tratto da «Ho servito il re d’Inghilterra» di Bohumil Hrabal vede protagonista sulla scena per, un’ora e mezza, l’attore svedese Jacob Olesen nella sua poliedrica versatilità a impersonare il piccolo cameriere d’albergo Bohumil la cui incredibile vita attraversa con la leggerezza del sogno le terribili vicende della seconda guerra mondiale, l’occupazione di Praga da parte dei nazisti, il propagarsi del razzismo e della violenza. Uno spettacolo che enfatizza l’impareggiabile capacità attoriale di Olesen: ora mimo, ora protagonista, ora deuteragonista. Con Jacob Olesen, un progetto di Jacob Olesen, Giovanna Mori e Francesco di Branco, regia Giovanna Mori, produzione Enrico Carretta.

Acrobazie
Al Teatro Astra, in scena «Le 5eme Hurlants». 5 personaggi, 5 corpi, 5 personalità, 5 ritratti, 5 sguardi. Danno forma al loro quotidiano. Scivolano. Si contorcono. Cadono. Si rialzano. Spingono. Si stringono. Si arrampicano. Volano. Si osservano. Sono dubbiosi. Si ostinano. Cercano, scavano, sviscerano senza rete. Vanno avanti, sempre. La loro arte come sacerdozio. Tra fallimento e successo. Piacere e sofferenza. Delle creature sempre in equilibrio, forti e fragili. Divertenti e tristi. Sono loro. Sono la speranza. Sono la vita. Attraverso 5 giovani artisti di circo, tutti usciti dall’Accademia Fratellini, per parlare della perseveranza. In concreto, il mio materiale di lavoro sarà basato sull’esperienza quotidiana degli artisti di circo. Il loro corpo e il loro rapporto con gli attrezzi. Il lavoro e le prove incessanti che rendono possibile l’impossibile. Mi baserò anche sulla loro personalità. Sono cinque, di nazionalità diverse, di culture diverse, hanno diversi punti di vista e tuttavia hanno in comune il fatto di essere gente normale che riesce a fare cose straordinarie. La loro giovinezza anche come strumento di speranza. Io voglio prendere in considerazione il loro attrezzo come un personaggio, come il loro alter ego meccanico, con il quale devono condividere l’esistenza. Interrogare gli equilibri fragili, il pericolo, la tenacia che sono anch’essi componenti essenziali delle arti del circo. Per poter raffigurare in maniera poetica, attraverso di loro, con maggiore precisione, gli aspetti positivi della natura umana.

Teatro e sociale
Ritorna alla Caduta «Ortika», il gruppo teatrale nomade formato da sei ragazze (Alice Conti, Alice Colla, Chiara Zingariello Eleonora Duse, Greta Canalis, Valeria Zecchinato) con «Chi ama brucia - Discorsi al limite della frontiera». Lo spettacolo, in scena il 23 e 24 febbraio, è un viaggio dentro un Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione), dentro le sue regole e il suo linguaggio orwelliano, dentro uno sguardo ravvicinato e miope sull'altro. C'è un destino nell'assegnazione di uno spazio. Lo spazio definisce o meglio ridefinisce le persone che lo occupano. E in Italia mezzo milione di persone sono passibili di internamento fino a un anno e mezzo in un Campo come quello che la Crocerossina ci racconta qui: un Centro di Identificazione ed espulsione. Queste persone sono i clandestini, una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo. Tratto da reali interviste a lavoratori ed ex reclusi del Campo, questo Discorso al Limite della Frontiera vuole aprire uno squarcio su uno scenario invisibile della nostra contemporaneità. La Crocerossina in uniforme d'accoglienza ci guida dentro il suo campo da gioco, danza paternalista i turni, canta chiusa in ufficio, dalla radio le voci dei prigionieri. Un viaggio dentro il Campo, le sue regole e il suo linguaggio orwelliano, dentro uno sguardo ravvicinato e miope sull'altro. Il Campo introduce, nello spazio civile della città, un'eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono. Gli spettacoli si tengono in via Bava 39 al Caffè della Caduta alle 21.

Danza e spettacolo
Alle Officine Caos, venerdì 23 e sabato 24 febbraio alle 21 Versiliadanza, da Firenze, presenta «Zona Tarkovskij», un omaggio al poeta del cinema attraverso immagini, danza, poesia, sonorità e musica. Un’occasione per riscoprire la figura di Andrej Tarkovskij e la sua profonda visione sulla vita, scandita dal senso religioso e dal suo sguardo trascendente verso l’assoluto. Alle 22 in scena la Piccola Compagnia della Magnolia con «Zelda». Vita e morte di Zelda Fitzgerald, creazione 2014 e prima produzione del progetto Bio_Grafie: Zelda sopravvive in un atollo di detriti di vita, tenacemente spolverati per inseguire l’ombra di un’ipotetica felicità, entrambe metafora di un mondo che le ha partorite e che ora le inghiotte. Con questo lavoro la compagnia approfondisce ulteriormente la propria ricerca teatrale nella sintesi tra ricerca formale e densità emotiva, affidando alla figura emblematica di Zelda la metafora di un’inesausta ricerca del sublime.

Show a teatro
Al Teatro Nuovo, venerdì 23 febbraio, i «Big One». Questa stagione il gruppo riporta in scena, 40 anni dopo, nella prima parte del loro spettacolo, il concerto realizzato dai Pink Floyd nel 1977 e denominato «In The Flesh Tour»" (veniva anche chiamato «Animals Tour») con più di 55 date realizzate tra l'Europa e l'America, in cui nel primo tempo viene presentato al grande pubblico l'epico album Animals appena uscito il quale, come scriveva il New Music Express - una delle più autorevoli riviste musicali inglesi, ... È uno dei più estremi, implacabili, strazianti e iconoclasti album della storia della musica contemporanea. Nella seconda parte del concerto i «Big One» proporranno altre hits della mitica rock band inglese Lo spettacolo dei «Big One» è frutto di una ricerca maniacale di strumenti originali, partiture e soprattutto dello studio fatto sui concerti live della band negli anni. La produzione della Band ha come obiettivo la riproduzione più fedele possibile delle sonorità e degli arrangiamenti dei Pink Floyd, utilizzando una strumentazione vintage e, come nei veri concerti dei Pink Floyd, i video dell'epoca proiettati su schermo circolare. Nei loro concerti la perizia nell'esecuzione dei brani, la fedeltà degli arrangiamenti e la cura per l'aspetto visivo e spettacolare permettono al pubblico di vivere una indimenticabile «Pink Floyd experience».

Rock
Venerdì 23 febbraio, All'Hiroshima Mon Amour i «Fast Animals and Slow Kids» in concerto. «Ci fermiamo quando nasce la primavera, poco prima che arrivino le rondini - dicono di sé i Fast Animals and Slow Kids - Questo tour lo dedichiamo a tutti coloro che sono stati (e che saranno) con noi in questo percorso sempre in salita. Saranno 10 date importanti e diverse. Nuovi suoni, nuove scalette, pezzi vecchissimi e pezzi attuali, metteremo dentro tutto quello che abbiamo nascosto nei ricordi per tanto tempo, nella piccola speranza che ogni serata possa diventare una fotografia più realistica possibile di ciò che siamo oggi, una fotografia che rimarrà per sempre impressa nella nostra memoria.

Cantautori
A Spazio 211, venerdì 23 febbraio, il live di «Galeffi». Un cantautore attivo sulla scena musicale romana da meno di un anno. Si nutre di calcio, cinema e Beatles. Inizia scrivendo canzoni in inglese, poi si tuffa sulla lingua italiana e ci prende gusto. «Scudetto» è il suo disco d’esordio uscito il 24 novembre per Maciste Dischi, edito da Warner Chappel e distribuito da Artist First. «Occhiaie» è il singolo con cui «Galeffi» si presenta al pubblico. Il videoclip vede la regia di Bendo Films e ritirare uno stralcio di vita del protagonista, un pusher seriale di caffè. Dentro «Scudetto» troviamo canzoni sfacciate e pop, elegantemente intrise di vita quotidiana, di amori totali e rimandi letterari. «Galeffi» si fa cantare e ricordare, grazie ad una scrittura catchy ma dalle mille sfumature sonore, in un mondo a tratti surreale, governato da tazze di tè, occhiaie, orologi, caffettiere, baci rubati, polistirolo e calciatori.

Musica dal Belgio
Venerdì 23 febbraio arriva al Blah Blah il polistrumentista e sperimentatore belga Dijf Sanders per una delle sue 5 date italiane. Ad accompagnarlo ci sarà Nathan Daems ai legni (sax e flauto traverso). Un'occasione imperdibile per ascoltare dal vivo il suo nuovo album «Java», una perla di indo/trance/jazz unica uscita lo scorso dicembre su W.E.R.F Records, una ricerca psichedelica e moderna dei suoni dell'omonima isola indonesiana. Armato di una serie di registratori, nella primavera del 2017 Dijf ha viaggiato in ogni angolo urbano e rurale dell'Indonesia raccogliendo un impressionante repertorio di registrazioni, commissionate da Europalia e KAAP. Kacapi, Kendang, Angklung, Calung o Gamelan non sono nomi di malattie tropicali indigene, ma strumenti musicali locali che Dijf ha incontrato nella sua avventurosa ricerca. Per due settimane l'esperto etnografo americano Palmer Keen ha accompagnato Dijf attraverso la sua totale immersione nella colorata cultura dell'isola e nelle ricche tradizioni cerimoniali. Al suo ritorno in Belgio, Dijf è andato direttamente in studio con il materiale raccolto invitando alcuni dei suoi amici musicisti.