Incendi in Piemonte, la Procura indaga: i colpevoli rischiano fino a 15 anni
Il reato ipotizzato è l'incendio boschivo, che prevede, in caso di dolo, condanne dai 4 ai 10 anni che possono aumentare della metà se dal rogo deriva un danno «grave, esteso e persistente all'ambiente».
TORINO - Sono stati giorni terribili in Val di Susa e non solo, tutto il Piemonte è stato martoriato dagli incendi e la battaglia non è ancora finita: tre fascicoli di indagine sono stati aperti dalla procura di Torino per rintracciare gli autori dei focolai delle scorse settimane. Per il momento si procede a carico di ignoti ma è sempre più chiaro che l'ipotesi investigativa più accreditata sia quella del dolo. Il reato ipotizzato è di incendio boschivo, che prevede, in caso di dolo, condanne dai 4 ai 10 anni che possono aumentare della metà se dal rogo deriva un danno «grave, esteso e persistente all'ambiente». Sembrerebbe proprio questo il caso: i roghi hanno infatti incenerito migliaia di ettari, impegnando per molti giorni le squadre di soccorritori a terra e su elicotteri e Canadair. L'iniziativa della procura di Torino fa seguito alla trasmissione di una serie di rapporti di carabinieri e vigilidel fuoco.
ANIMALI - Intanto la Giunta regionale ha disposto la sospensione della caccia nei comprensori alpini colpiti dagli incendi e nelle aree limitrofe. La delibera è stata presentata dall’assessore Giorgio Ferrero e durerà fino al 30 novembre, con possibilità di modifica. Il provvedimento riguarda oltre 6.200 cacciatori che non sono esattamente entusiasti della cosa. «La sospensiva decisa dalla Regione interessa un’area estremamente più vasta di quella effettivamente colpita dagli incendi» spiega il presidente provinciale della CIA di Torino Roberto Barbero, «e purtroppo non introduce alcun discrimine tra le specie cacciabili dannose per l’agricoltura e le altre. Solo nel territorio della Città metropolitana si stima insistano 30 mila cinghiali, 150 mila in tutto il Piemonte, un numero dieci volte superiore alla capacità di sopportazione dell’ambiente. Con la siccità, la diminuzione delle fonti di nutrimento nei boschi e ora gli incendi, la loro prima reazione è spostarsi alla ricerca di cibo nelle zone coltivate, andando a colpire le aziende alle prese con la stagione più arida dal 1871».