19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Calcio

Ambrosini: “Mihajlovic ha sempre avuto la squadra in mano”

L’ex capitano del Milan promuove il lavoro del tecnico serbo, bravo a tenere in pugno un gruppo che rischiava di andare in pezzi dopo il pessimo inizio di stagione

MILANO - Massimo Ambrosini ha vissuto nello spogliatoio del Milan per vent’anni, ha conosciuto il carisma di Fabio Capello, le scelte poco fortunate legate a Tabarez, al ritorno di Arrigo Sacchi e al breve regno di Fatih Terim, fino alle sagge gestioni di Carlo Ancelotti e di Massimiliano Allegri. Oggi, l’ex capitano rossonero, commentatore televisivo per Sky Sport, analizza il lavoro di Sinisa Mihajlovic, attuale tecnico milanista che, dopo un inizio stentato, sta finalmente trovando la quadratura del cerchio: «Mihajlovic ha fatto come Allegri nel 2012-2013 - afferma Ambrosini - quando col Milan eravamo finiti in zona retrocessione e lui ci diede tranquillità fino a portarci al terzo posto; anche l’allenatore serbo sta facendo lo stesso oggi, lavora sulla testa dei calciatori, il Milan è partito male ma lui ha sempre avuto il gruppo dalla sua parte, si vede che i giocatori sono con lui, Sinisa è bravissimo a tenere in mano lo spogliatoio e i risultati iniziano ad arrivare.

Milan in linea con la qualità del gruppo

Mihajlovic ha più volte rischiato l’esonero in questa stagione, questo è un fatto incontrovertibile al di là delle smentite di rito (peraltro poco convinte) della società rossonera. Dopo lo scialbo 0-0 casalingo contro l’Atalanta, Berlusconi andò nello spogliatoio bergamasco, ufficialmente per fare i complimenti alla squadra di Reja, in realtà per dare a Mihajlovic un segnale di sfiducia chiaro ed inequivocabile; il tecnico serbo è stato salvato da due fattori: l’andamento spedito in Coppa Italia, pur con un calendario agevole, e il peso economico degli altri due tecnici (Seedorf e Inzaghi) ancora a libro paga del Milan. Senza uno di questi due elementi, oggi anche Mihajlovic sarebbe un disoccupato di lusso, stipendiato dall’ex presidente del consiglio. Ma, a conti fatti, cosa si poteva chiedere di più ad un allenatore alla guida di una squadra come il Milan? A luglio gli avevano promesso il ritorno di Ibrahimovic e l’arrivo di Witsel, si è ritrovato con Balotelli e Cerci, ha dovuto conoscere il gruppo e trovare il modulo adatto per il tipo di calciatori a disposizione, ha dovuto togliere dalla testa dei suoi uomini (prima o poi magari ci riuscirà anche coi dirigenti) l’idea assurda di arrivare allo scudetto e al terzo posto, ha fatto sempre lavorare la squadra con costanza e dedizione, la qualità è quella che è, il Milan è in finale di Coppa Italia (almeno virtualmente) e in corsa per un piazzamento Uefa, ovvero il massimo di quanto l’organico rossonero possa raggiungere. Per i miracoli, poi, c’è sempre spazio.