27 agosto 2025
Aggiornato 22:00
Diete di moda

Attenzione alle diete speciali o modaiole: sono da usare con molta cautela nei bambini

Dalle diete Gluten free o povere di carboidrati a quelle più improbabili, è tutto un fiorire di regimi alimentari che possono mettere in serio pericolo la salute e lo sviluppo dei più piccoli

Dieta nei bambini
Dieta nei bambini Foto: Africa Studio | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Spesso dettate dalle mode, e non da reali esigenze di salute, le diete ‘speciali’ hanno fatto breccia tra la popolazione. Complici la disinformazione, i testi farlocchi delle intolleranze offerti da ‘operatori’ del benessere e le autodiagnosi, spesso queste diete sono fatte seguire anche dai bambini, dimenticando che il loro organismo è in fase di evoluzione e più delicato. Si rischia in questo modo di non fornire i nutrienti di cui hanno stretta necessità, provocando anche seri danni alla loro salute e sviluppo. Per questo, gli esperti e i pediatri mettono in guardia da queste mode dietaiole.

Le diete ‘moda’
Dalla gluten free a quella a basso contenuto di FODMAP (carboidrati non assorbibili che fermentano nel colon): fioriscono diete speciali offerte anche in età pediatrica per curare vari disturbi. Tra questi soprattutto i ‘disordini addominali funzionali’, che colpiscono ben il 20% dei bambini e si manifestano con mal di pancia e gonfiore addominale. Ma funzionano davvero o si tratta solo di mode nutrizionali? E più in generale quali sono i rischi di un’alimentazione restrittiva nei bambini? Sul tema si confrontano gli esperti della Società Italiana di Pediatria riuniti a Roma al Congresso Nazionale in una tavola rotonda dal titolo ‘Diete speciali: mito o realtà?’.

Non esiste un test diagnostico
«I disordini addominali funzionali non hanno una causa organica, non esiste un test diagnostico che permetta di capirne l’origine. I benefici delle diete e delle opzioni farmacologiche proposte da più parti per alleviarne i sintomi sono in molti casi simili all’effetto placebo – spiega la Vicepresidente SIP Annamaria Staiano, Docente di Pediatria all’Università Federico II di Napoli – In linea generale, tutte le diete che escludono alcuni alimenti (cosiddette ‘diete di eliminazione’) presentano dei rischi per i bambini, perché possono compromettere lo stato nutrizionale o l’equilibrio psicofisico. Pertanto, devono essere veramente necessarie. E’ inoltre importante che i risultati siano sempre monitorati dal medico e che il miglioramento venga valutato in base a parametri oggettivi».

La questione gluten-free
Sulla dieta gluten free si è soffermato Riccardo Troncone, Docente presso il Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali e Laboratorio Europeo per lo Studio delle Malattie Indotte da Alimenti, Università Federico II di Napoli: «E’ da osservare solo in caso di una diagnosi clinica di celiachia o di allergia al grano ig-E mediata – chiarisce l’esperto – E’ invece stata invocata da più parti anche per i soggetti non celiaci per contrastare i disordini addominali funzionali, patologie neurologiche, disordini dello spettro autistico, psoriasi, fibromialgia. In molti di questi casi l’evidenza della sua efficacia è a dir poco debole. Con l’aggravante che non è priva di rischi. I prodotti senza glutine infatti possono avere un minore contenuto di micronutrienti (ferro, zinco, magnesio) e fibre e un contenuto più elevato di grassi».

Una dieta popolare, ma non salutare
Nonostante questi problemi e l’elevato costo di questa classe di prodotti dietoterapeutici, la dieta senza glutine è divenuta popolare come dieta ‘salutare’. «Ma l’evidenza di benefici è scarsa – aggiunge Riccardo Troncone – nessun effetto è dimostrato per esempio sulla capacità di far perdere peso. E’ stata prospettata l’induzione di un miglioramento del profilo glicemico, ma in realtà i prodotti senza glutine, perdendo la componente di grani integrali nel loro processing, sono responsabili di un rialzo glicemico postprandiale più elevato e in ultima analisi di una minore protezione verso le malattie cardiovascolari. Per tutti questi motivi, oltre che per il rischio di oscurare la possibile diagnosi di celiachia, ridurre o eliminare il glutine dalla dieta senza una chiara indicazione clinica è una pratica da evitare», conclude.

Se si è davvero allergici
Novità positive arrivano invece per i bambini che sono davvero allergici al glutine o celiaci. «Si allarga il panorama dei cereali che possono essere ammessi alla tavola del bambino celiaco – spiega Carlo Catassi, Professore ordinario di Pediatria presso l’Università Politecnica delle Marche – In particolare, esistono dati molto solidi sulla sicurezza dell’avena, cereale nutriente ricco di fibra e vitamina. Un ampio studio multicentrico italiano ha dimostrato che la somministrazione prolungata di prodotti alimentari a base di avena non comporta alcun rischio di intolleranza da parte di bambini celiaci».

La dieta Fodmap
Capitolo a parte resta la dieta a basso contenuto di FODMAP. Questo regime nutrizionale sviluppato da ricercatori australiani è basato appunto su una riduzione/eliminazione degli alimenti contenenti questi carboidrati, caratterizzati da un’elevata resistenza alla digestione, basso livello di assorbimento nel tratto intestinale e lunga fermentazione nell’intestino. A seconda del tipo di zucchero i FODMAP si trovano in vari alimenti: grano, segale, cipolle, aglio, carciofi, legumi, latte e prodotti caseari, miele, pere, mele, anguria, mango, funghi, cavolfiore, gomme da masticare. «Alcuni studi condotti sugli adulti hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di FODMAP potrebbe avere un impatto favorevole sul dolore e sul gonfiore addominale e migliorare i sintomi dell’intestino irritabile – spiega Ruggero Francavilla, Ricercatore presso l’Università degli Studi di Bari e Responsabile della Unità di Gastroenterologia Pediatrica della Clinica Pediatrica – Tuttavia, un solo studio ha riguardato l’età pediatrica, quindi l’efficacia sui bambini è ancora poco chiara, sono necessari ulteriori studi. Inoltre, queste diete, se non seguite correttamente, possono alterare la flora batterica intestinale, riducendo i batteri buoni».