30 agosto 2025
Aggiornato 18:00
Malattie infettive

Quando il sesso è un rischio, allarme per il boom di epatite A e gonorrea

Nel 2017 in Italia si sono registrati 3.426 casi epatite A e nel 2016 oltre 75mila casi di gonorrea, che ora è anche divenuta super resistente

Coppie a rischio con le malattie sessualmente trasmissibili
Coppie a rischio con le malattie sessualmente trasmissibili Foto: Photographee.eu | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – E’ allarme per il boom di malattie sessualmente trasmissibili, come l’epatite A e la gonorrea. Il 2017 è infatti stato caratterizzato da un’ampia epidemia di epatite A che ha colpito gran parte dell’Europa e che in Italia ha raggiunto le proporzioni maggiori con un’incidenza pari a 6,9 casi per 100mila abitanti con 3.426 casi segnalati. Le regioni che hanno segnalato più casi sono state Lombardia (778) e Lazio (562). La maggior parte dei casi ha riguardato maschi adulti tra i 25 e i 54 anni, in particolare esposti a rapporti con persone dello stesso sesso (MSM, circa il 62%). Quindi questi dati hanno indotto a considerare l’epatite A come una vera malattia a trasmissione sessuale.

Prendere atto dell’emergenza
Di questi problemi se ne discute alla Conferenza Icar (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) in corso a Roma. «Oltre alla trasmissione tra MSM, maschi che fanno sesso con maschi, il contagio può avvenire tramite il consumo di molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus – spiega Claudio M. Mastroianni, Direttore UOC Malattie Infettive, Latina, Sapienza Università di Roma, Polo Pontino – e meno frequentemente attraverso il consumo di acqua non controllata o a seguito di viaggio in aree endemiche. Recentemente è stata segnalato anche un cluster epidemico in USA relativa al consumo di melograno. La diffusione di una adeguata campagna di informazione sulle misure precauzionali soprattutto nella popolazione giovane adulta è fondamentale per contrastare la diffusione dell’infezione da HAV ed evitare la ripresa dell’epidemia. In tal senso la vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace che va raccomandato in popolazioni target ad alto rischio sulla base di indicazioni comportamentali».

L’allarme Gonorrea
Il congresso, presieduto dai professori Massimo Andreoni, Andrea Antinori e Carlo Federico Perno, conta oltre 800 specialisti tra ricercatori, medici, specialisti di vari settori coinvolti nell’assistenza e cura dell’infezione da HIV, volontari delle associazioni impegnate nella lotta contro l’AIDS. Tra le altre malattie sessualmente trasmissibili, oltre ad HIV e sifilide, desta un certo allarme la gonorrea che rappresenta la seconda più comune malattia a trasmissione sessuale batterica in Europa (oltre 75mila casi confermati nel 2016). L’allarme è dovuto alla diffusione di ceppi di gonococco resistenti agli antibiotici. Negli ultimi decenni, il gonococco ha sviluppato resistenza a diverse classi antimicrobiche come sulfonamidi, penicilline, tetracicline, macrolidi, fluorochinoloni e, più recentemente, cefalosporine di terza generazione. A febbraio e marzo del 2018 sono stati riportati nel Regno Unito e in Australia i primi tre casi di infezione da Neisseria gonorrhoeae ampiamente resistente a tutti i farmaci (XDR). La diffusione di questa malattia sessualmente trasmissibile desta notevole preoccupazione per le pochissime alternative terapeutiche, mancanza di un vaccino e scarsa capacità di sorveglianza a livello nazionale e internazionale.

La prevenzione con il vaccino
«Tra le infezioni a trasmissione sessuale prevenibili con il vaccino – precisa Mastroianni – va considerata l’infezione da papilloma virus (HPV), agente responsabile del cancro della cervice uterina, della vulva, della vagina di tumori dell’ano, del pene e del cavo orale. La campagna di vaccinazione contro l'HPV è indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di età. In Italia la media nazionale di adesione alla vaccinazione anti-HPV è pari a circa il 70%. L’efficacia e la sicurezza del vaccino anti-HPV è stata recentemente confermata da una revisione della Cochrane che ha analizzato 26 studi 26 studi riguardanti un totale dei 73.428 ragazze adolescenti e donne. In Australia dopo una estesa campagna di vaccinazione nel decennio, tra il 2005 e il 2015, il tasso di HPV tra le donne di 18-24 anni è passato dal 22,7% all'1,1%. Tali risultati lasciano prevedere che nei prossimi 40 anno il cancro della cervice uterina non sarà più un problema di salute pubblica in Australia».