19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Omega-3 e salute cardiovascolare

Le pillole di omega-3 non funzionano: meglio mangiare pesce grasso

I recenti studi confermano i benefici del pesce grasso. Poca efficacia, invece, per gli integratori. Ecco le giuste dosi per prevenire infarto e ictus

Il pesce grasso riduce il rischio di infarto e ictus
Il pesce grasso riduce il rischio di infarto e ictus Foto: Mateusz Gzik | Shutterstock Shutterstock

Abbiamo tutti l’abitudine di cercare il nostro benessere in maniera facile e veloce. E così, anziché prenderci cura davvero del nostro organismo, siamo alla ricerca costante di pillole magiche che possano risolvere tutti i nostri problemi. Ma gli integratori alimentari presentano non poche limitazioni e spesso non sono efficaci alla stregua di un’alimentazione sana. Non a caso, un recente studio ha messo in evidenza come il miglior modo per proteggere le arterie e il cuore sia quello di aggiungere alla nostra dieta pesci grassi, ovviamente il tutto unito ad attività fisica e uno stile di vita sano.

Riduzione del rischio di attacco cardiaco
Recenti studi hannp mostrato come alcuni pesci grassi – per esempio le aringhe, il salmone e lo sgombro – siano in grado di ridurre le probabilità di assistere a un attacco cardiaco fatale del 50%. Ma non solo: questo genere di alimentazione diminuirebbe anche il rischio di incappare in un pericoloso ictus del 14%. «I pesci grassi, come gli sgombri, le sardine o il salmone, contengono acidi grassi omega-3 che aiutano a ridurre l'infiammazione e la coagulazione del sangue. Ma nonostante tutti i benefici del mangiare pesce, stiamo ancora nuotando controcorrente quando si tratta di soddisfare le raccomandazioni. In media, mangiamo solo circa un terzo di una porzione di pesce grasso alla settimana», spiega Tracy Parker, della British Heart Foundation. «Studi come questo dovrebbero darci un incentivo per scegliere il pesce per cena stasera, non solo per il bene della salute del nostro cuore, ma anche per le nostre famiglie».

Quanto bisogna mangiarne?
Secondo i risultati ottenuti dai ricercatori, la dose ideale di pesce grasso sarebbe di due posizioni a settimana, le stesse indicate dalle linee guida per la riduzione del rischio di malattie cardiache. Tuttavia, gli esperti hanno anche scoperto che mangiarne di più non offre maggiori benefici. Ma, soprattutto, che gli integratori alimentari a base di omega-3 non funzionano allo stesso modo. Hanno, perciò, un’efficacia decisamente ridotta. Ricordiamo che una porzione di pesce è di circa 100 grammi e che i migliori, in termini di benefici, sono il tonno, le sardine, la trota di lago, l’aringa, il salmone e lo sgombro.

Anche la cottura cambia
A fare la differenza, inoltre, sembra essere anche la scelta del tipo di cottura. Quella migliore è rappresentata dalla cottura a vapore, mentre la frittura è decisamente la peggiore. Questi e altri consigli – frutto dei più recenti studi scientifici – sono stati pubblicati su Circulation. Un altro suggerimento è quello di ridurre al minimo i grassi saturi che potrebbero ostruire le arterie. Questi si trovano con molta facilità nelle salsicce e nella carne lavorata.

Pericolo mercurio?
Secondo gli esperti, i pericoli relativi alla presenza di mercurio nel pesce sono esagerati. I benefici superano di gran lunga i rischi. «Poiché l'ultimo advisory sul consumo di pesce è stato rilasciato dall'Associazione nel 2002, gli studi scientifici hanno ulteriormente stabilito gli effetti benefici del consumo dei prodotti di mare ricchi di acidi grassi omega-3», conclude il professor Eric Rimm, che ha presieduto al panel delle linee guida.