Malato di Sla dimenticato in barella per 11 ore: «tempi normali»
Un pover’uomo, malato di Sla costretto a stare 11 ore in barella al pronto soccorso, nonostante pianti e grida di dolore. Secondo il personale si tratta di tempi «normali»
PRATO - Ennesimo episodio di malasanità, questa volta però etichettato come «normale». Un povero uomo di 76 anni, per di più affetto da Sla, è dovuto rimanere a lungo nel corridoio di un ospedale per mancanza di posti letto. Ma al pronto soccorso dell’ospedale hanno dichiarato che si tratta di un fatto normalissimo. Per fortuna, a dispetto di quanto asserito dagli operatori del nosocomio, questi episodi non accadono in tutti gli ospedali. Anzi, ci sono cliniche d’eccellenza in cui – come abbiamo visto nei mesi precedenti – l’equipe medica è super efficiente. Una di queste è il San Giovanni Bosco di Torino che è riuscito a salvare un giovanissimo ragazzo colpito da ictus in tempi record.
Di chi è la colpa?
Quando si verificano episodi di malasanità, trovare i responsabili è sempre un’impresa ardua. «A due ore dall’arrivo del paziente al pronto soccorso erano già arrivate tutte le risposte degli esami e anche la diagnosi con la richiesta di ricovero. La mancanza dei posti letto? Non è colpa mia. La domanda dovrebbe essere girata alla direzione dell’ospedale», ha dichiarato Simone Magazzini, direttore del pronto soccorso del Santo Stefano di Prato. Il paziente anziano era arrivato al pronto soccorso a causa di forti dolori al petto che facevano pensare a un infarto.
Undici ore con dolori insopportabili
Quando ci si reca al pronto soccorso ci si aspetta che l’intervento venga effettuato con urgenza. Altrimenti non avrebbe alcun senso rivolgersi a un centro di emergenza. Nonostante ciò il povero anziano è rimasto in barella per ben undici ore in preda a dolori insopportabili. Impossibile non accorgersene considerando che l’uomo piangeva e gridava aiuto.
La (giusta) reazione della figlia
Quale figlia rimarrebbe impassibile davanti a tanta negligenza? Chiara Gori, basita per quanto accaduto al pronto soccorso, decide di scrivere una lettera alla regione intestata al capogruppo FI Stefano Mugnai, all’assessore alla Salute Stefania Saccardi e al presidente della commissione Sanità Stefano Scaramelli. Ma come è logico pensare Magazzini difende i suoi colleghi – pur scusandosi – affermando che, a suo avviso, avrebbero comunque fatto tutto il possibile per assistere il pover’uomo.
Tutto normale?
«Undici ore di attesa rappresentano un tempo complessivo normale rispetto al periodo dell’anno in cui ci troviamo. La presa in carico del paziente è stata pressoché immediata, come da protocollo trattandosi di una persona affetta da patologia grave. C’è da tenere presente che ricoveriamo in area medica l’8% delle persone che arrivano al pronto soccorso e che non esistono corsie preferenziali. Non faccio discriminazioni: in quell’8% ci sono per lo più soggetti ultraottantenni ritenuti a rischio. Quando si parla di ‘tempi rapidi’ si intende la presa in carico del paziente. E in questo caso la risposta è stata immediata», spiega Magazzini. «Non sono contento che l’anziano sia rimasto su una barella per 11 ore, ma su questo aspetto non posso farci nulla. L’intervento di mercoledì è stato aperto alle 6 e si è chiuso alle 15.45, un tempo del tutto normale e nella media degli altri ospedali limitrofi. Il paziente è stato ricoverato in area medica alle 17, giusto il tempo di preparare il trasferimento».
Mancano i posti letto
Insomma, secondo Magazzini, i suoi colleghi del pronto soccorso hanno lavorato nel migliore dei modi, il problema si è presentato dopo al momento del ricovero. Quando mancavano i posti letto. A questo punto verrebbe da chiedersi se non era il caso di trasferirlo in un ospedale più efficiente piuttosto che lasciarlo undici ore in barella. «Ho ricostruito quello che è successo, non saprei che altro ci sia da indagare. Spero che la situazione dei posti letto trovi una soluzione. L’azienda farà le sue valutazioni», conclude Magazzini.
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