28 agosto 2025
Aggiornato 01:00
nuove frontiere terapeutiche

Ictus, oggi si possono ridurre disabilità e mortalità

Al congresso Sin si sono presentate le nuove prospettive terapeutiche nei casi di ictus per ridurre in modo efficace disabilità e mortalità

GENOVA – Al 46° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN) si è fatto il punto su una nuova e promettente frontiera terapeutica: il binomio terapeutico di trombolisi farmacologica sistemica e trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica, la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata da diverse pubblicazioni scientifiche nel corso del 2015.

Ridurre disabilità e mortalità
Le tecniche presentate permettono di ridurre in modo significativo la mortalità e la disabilità causate dall’ictus ischemico. Questo tipo di evento è considerato la prima causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nel mondo industrializzato. L’ictus, solo in Italia, fa registrare 250mila nuovi casi l’anno. «Per poter garantire ai pazienti la trombectomia meccanica – spiega il prof. Aldo Quattrone, Presidente SIN e Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – è necessario riorganizzare il sistema delle stroke unit di II livello introducendo la figura del neuro-interventista, uno specialista che deve avere tutte le competenze richieste per operare nell’ambito di questo nuovo scenario terapeutico per la cura dell’ictus ischemico. L’obiettivo è quello di formare, attraverso specifiche sessioni professionalizzanti (Master di II livello), gli operatori coinvolti: neurologi, neurochirurghi, neuro-radiologi e radiologi, confermando il ruolo centrale del neurologo nel percorso di cura».

La trombolisi sistemica
E’ una tecnica che prevede la somministrazione di un farmaco in grado di disostruire l’arteria cerebrale occlusa.  A oggi, questa, è la migliore terapia per l’ictus ischemico in fase acuta. Associare questa terapia farmacologica al trattamento endovascolare, con rimozione meccanica e non invasiva del trombo, significa guardare a nuovi e promettenti orizzonti per la cura di questa patologia. Un panorama che vede sensibilmente migliorate le prospettive terapeutiche e la qualità di vita dei pazienti.

La trombectomia meccanica
Oggi si pratica per mezzo di «stent» di nuova generazione (stent retriever) che, aprendosi nell’arteria occlusa, ricostituiscono un passaggio per il flusso sanguigno. Trombolisi sistemica e trombectomia meccanica sono tuttavia entrambe strettamente legate al fattore tempo: si riduce a 4,5 ore il periodo utile per praticare la trombolisi, mentre si apre fino a 8 ore la stretta finestra terapeutica della trombectomia meccanica.