26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
La smentita dell’Aiipa

No, gli integratori non provocano il cancro alla prostata

Uno studio italiano ha suggerito che l’uso di integratori alimentari potesse aumentare il rischio di cancro alla prostata. L’Aiipa replica presentando evidenze che in parte smentiscono i risultati di questo studio

ROMA – Uno studio alcuni giorni fa ha fatto discutere: assumere integratori può aumentare il rischio di cancro alla prostata. Queste le conclusioni dei ricercatori delle Molinette e della ricerca pubblicata sulla rivista Prostate. A tale proposito, tuttavia, l’AIIPA replica con dati alla mano, mostrando che forse le cose non stanno del tutto così.

Rischio reale e precisazioni
In collaborazione con il Professor Giovanni Scapagnini, biochimico clinico e docente presso l’Università del Molise, l’AIIPA precisa che lo studio in questione ha «utilizzato una miscela di 3 integratori combinati in soggetti (45-75 anni) già a elevato rischio di sviluppare un adenocarcinoma prostatico (affetti da neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e da proliferazione microacinare atipica)». In più, «la ricerca è stata condotta su un campione molto esiguo di pazienti: 60 soggetti, metà trattati e metà placebo, e la valutazione è stata effettuata a 6 mesi di trattamento con una miscela di licopene, selenio e catechine del tè».

Dosaggi oltre misura
«I dosaggi utilizzati nello studio – sottolineano all’AIIPA – sono molto elevati: oltre il doppio dei limiti consentiti dalle linee guida del Ministero della Salute per gli integratori alimentari – negli integratori è garantita la sicurezza d’uso alle dosi consigliate. Dallo studio sono emersi dati relativi al presunto impatto negativo di questi integratori sui biomarcatori molecolari (microRNA) associabili a carcinogenesi; tuttavia è necessario sottolineare che i microRNA sono biomarcatori ancora poco affidabili in termini di predittività».

Possono invece anche fare bene
«E’ bene ricordare – prosegue l’AIIPA – che i tre composti, considerati singolarmente in studi molto più ampi, hanno invece dimostrato efficacia nel preservare la fisiologia prostatica, o comunque nessun aumento del rischio di insorgenza del cancro» (1). In conclusione, secondo l’AIIPA, «non ci sembra corretto generalizzare in termini negativi e allarmistici, considerando che i risultati sono stati elaborati a partire da pochi dati disponibili. E’ tuttavia importante indagare le possibili conseguenze dell’uso di associazioni di integratori in soggetti precancerosi. Infine, ricordiamo che gli integratori sono alimenti con effetto nutrizionale o fisiologico destinati a integrare la normale dieta in soggetti sani e non possono avere effetti terapeutici».

(1). Ad aprile è stato pubblicato su Cancer Ptrevention Research uno studio dell’Università di Tampa in Florida, condotto su 100 pazienti con  neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e della proliferazione microacinare atipica (identiche condizioni di quelli studiati nello studio delle Molinette) e trattati per un anno con 400 mg di catechine del tè verde, ha dimostrato che tale integratore, non solo non aumenta il rischio di sviluppare il carcinoma prostatico, ma anzi migliora biomarcatori e aspetti funzionali prostatici (Kumar NBet al. Randomized, Placebo-Controlled Trial of Green Tea Catechins for Prostate Cancer Prevention. Cancer Prev Res (Phila). 2015 Apr 14.). Inoltre proprio le catechine del tè verde da anni sono studiate in quanto, anche su cellule cancerose prostatiche, agiscono positivamente sui microRNA associati a cancerogenesi.Riguardo al licopene, una recente metanalisi pubblicata su Plos One dimostra un’associazione inversa tra assunzione di questo carotenoide e rischio di carcinoma prostatico (Wang Y, et al.  Effect of Carotene and Lycopene on the Risk of Prostate Cancer: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Observational Studies. PLoS One. 2015 Sep 15;10(9)), mentre uno studio condotto su soggetti con neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e della proliferazione microacinare atipica e trattati con licopene, condotto dall’Università di Chicago, e pubblicato pochi giorni fa su Nutrition Cancer, non solo non ha riscontrato aumento del rischio, ma di nuovo, un miglioramento di aspetti funzionali della prostata e una riduzione delle lesioni microacinarie (Gann PHet al. A Phase II Randomized Trial of Lycopene-Rich Tomato Extract Among Men with High-Grade Prostatic Intraepithelial Neoplasia. Nutr Cancer. 2015 Oct;67(7):1104-12).