Scoperto un nuovo trattamento per l’artrite reumatoide
Un team di ricercatori trova in un composto chimico una possibile risposta per un nuovo promettente trattamento dell’artrite reumatoide
BOZEMAN – Un team di ricercatori della Montana State University ha condotto uno studio in cui si è testata l’efficacia di un composto chimico nel trattamento dell’artrite reumatoide. I test hanno mostrato che il composto ha ridotto significativamente la severità dell’artrite e inibito la distruzione della cartilagine e dell’osso.
UNA MALATTIA DEGENERATIVA – L’artrite reumatoide è una malattia cronica autoimmune. Si stima che colpisca circa 1,3 milioni di persone nel mondo. Si caratterizza con una progressiva rigidità delle articolazioni, che tendono a gonfiare. Ed è una malattia degenerativa e progressiva. I medici ritengono che si sviluppi a seguito di un attacco da parte del sistema immunitario del corpo nei confronti delle proprie cellule. Questo causa un’infiammazione nel rivestimento delle articolazioni che porta alla perdita di materiale osseo e cartilagine. A mano a mano che la malattia progredisce, le persone perdono la mobilità e la funzionalità articolare.
UN TRATTAMENTO NECESSARIO – Poiché allo stato attuale non esiste una vera e propria cura definitiva, tutte le scoperte in merito sono ben accette. Quella pubblicata sul Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics (JPET) nei giorni scorsi offre dunque una speranza in questo senso. Il team del prof. Mark Quinn del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia della MSU, ha testato un nuovo composto chimico, chiamato IQ-1S, già scoperto in uno studio precedente. Qui, hanno condotto nuovi test per capire come funzionasse il composto contro l’artrite reumatoide.
GLI EFFETTI – I risultati dei test hanno mostrato che IQ-1S ha ridotto significativamente la severità dell’artrite indotta da collagene, che è un modello per l’artrite reumatoide. In più ha inibito la distruzione della cartilagine e dell’osso. Il composto – scrivono i ricercatori – ha funzionato perché ha preso di mira le proteine chinasi che inviano segnali per le attività distruttive e infiammatorie. Infine, IQ-1S ha inibito l’attività chinasi e soppresso l’infiammazione sia nelle cellule del tessuto e nei linfonodi. «C’è una reale necessità di sviluppare nuovi e diversi tipi di farmaci. Questi potrebbero essere combinati con altri farmaci disponibili o sostituire farmaci che non funzionano per i pazienti», ha concluso Quinn.
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