I nuovi modelli femminili sono le star del porno
Boom di interventi vaginali. Ma gli esperti avvertono: «Attenzione ai rischi, sono operazioni insidiose con complicanze anche gravi»
MILANO – I nuovi modelli da imitare? Le pornostar. Sempre più donne scelgono di sottoporsi ad interventi chirurgici di labioplastica, l’intervento per il rimodellamento o la diminuzione delle labbra vaginali, condizionate dalle immagini delle attrici professioniste. E il trend ormai sta diventando un vero e proprio fenomeno sociale.
«Le operazioni di vaginal rejuvenation infatti si stanno moltiplicando con notevole facilità - denuncia Egidio Riggio, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica e microchirurgia presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, e a farne le spese sono tante donne, senza distinzione d’età (dai 18 ai 55 anni), che mostrano difficoltà psicologiche a relazionarsi con le parti più intime del proprio corpo, e questo condiziona anche i rapporti sessuali con il proprio partner.
Alcune donne ansiose o insicure, inoltre, vengono influenzate negativamente dal marketing della chirurgica estetica privata, dove non esiste purtroppo una adeguata regolamentazione.»
Negli USA infatti, dove addirittura sono comparse compagna pubblicitarie che incentivano gli interventi di chirurgia vaginale, questa tipologia di operazione risulta essere la terza per ordine di crescita, secondo l’American Society for Aesthetic Plastic Surgery.
Come riportato da una recente inchiesta del quotidiano britannico Guardian, una delle cause dell’aumento di queste operazioni riguarderebbe proprio la sempre maggior presenza del porno nella cultura moderna. Uomini e donne negli ultimi anni hanno aumentato la loro esposizione ad immagini pornografiche, sopratutto a causa dell’uso di internet. Secondo gli psicologi, l’aumento della domanda di questa tipologia di intervento potrebbe esser collegata alla maggiore facilità di accesso ad immagini esplicitamente sessuali, che permetterebbero più facilmente alle donne di compararsi con le attrici professioniste. (Guardian, 27/02/11)
«La facilità nel reperire immagini pornografiche e di parti intime femminili cosiddette perfette – avverte Riggio - induce falsamente a stereotipare un unico modello di genitali esterni femminili. Si rischia così di considerare difettoso o anomalo un aspetto anatomico perfettamente normale delle proprie parti intime, soltanto perché si discosta dal modello patinato mostrato in tante immagini di nudo erotico.»
In tutta Europa il numero di queste operazioni è in crescita. In Inghilterra la richiesta di labioplastiche è in forte aumento. Gli interventi più desiderati sono la riduzione delle labbra o il rimodellamento per renderle più simmetriche. L’Harley Medical Group, importante studio di chirurgia estetica, ha ricevuto più di 5.000 richieste per la cosmetica ginecologica nel 2010, il 65% delle quali per una riduzione delle labbra, il resto per un ispessimento e rimodellamento.
Anche la Spagna si è adeguata al fenomeno: secondo la Sociedad Española de Cirugía Plástica Reparadora y Estética, la chirurgia «intima» continua a registrare un vero e proprio boom ed è aumentata, solo nell’ultimo anno, del 20% (Norte Castilla, E, 01/07/10)
Non sempre però questa tipologia di operazione è del tutto sbagliata, in alcuni casi infatti, spiega Riggio: «un’ipertrofia delle piccole labbra può rappresentare davvero un problema della sfera intima di una donna, molto spesso più funzionale che estetico. La riduzione chirurgica delle piccole labbra e l’aumento delle grandi con il lipofilling è un intervento poco invasivo – continua Riggio – che può essere davvero utile. Io stesso lo consiglio o lo effettuo in alcune donne motivate e con una evidente anomalia ma, attenzione, non è un intervento banale, possono subentrare alcune complicanze, come disturbi della sensibilità o infezioni.»
Discorso differente invece per le operazioni di vaginoplastica, che sono interventi insidiosi, con complicanze anche gravi, come la perdita di sensibilità, disfunzioni motorie, infezioni e notevole dolore. «Quello che è ancora più grave però dal punto di vista etico – conlcude Riggio – è che non esistono approfondite documentazioni che ne dimostrino dal punto di vista scientifico la reale efficacia. Si tratta di interventi molto delicati, non privi di rischi chirurgici, che non hanno alle spalle un serio studio clinico di risultati e follow-up.»
Già nel 2007, dall’American College of Obstetrics and Gynecology, trattamenti come il «designer vaginoplasty» e il «G-spot amplification» sono stati considerati come interventi controversi, la cui sicurezza ed efficacia non è ancora stata sufficientemente documentata.