19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Giappone

Fazio: I laboratori italiani sono pronti per test cibi

Ieri sera il Ministero della Salute ha emanato un provvedimento che rafforza i controlli alla frontiera

ROMA - Non ci sarà uno «stop» alle importazioni di cibo dal Giappone, ma «solo un maggiore controllo delle partire che arrivano per nave e per aereo». Lo spiega, in una intervista a Repubblica, il ministro della Salute Ferruccio Fazio, e sottolinea che dall'Italia sull'import dal Giappone, colpito da un terremoto e da uno tsunami che hanno danneggiato le centrali nucleari scatenando un allarme radioattività, non c'è alcune «posizione drastica».

Ieri sera il ministero della Salute, ha emanato in via cautelativa un provvedimento che prevede il rafforzamento dei controlli alle frontiere da parte dei Pif, i posti di ispezione frontaliera e degli Usmaf, gli uffici di sanità marittima, area e di frontiera sui prodotti di origine animale e non animale provenienti dalle aree colpite. Il ministero, specificando ancora una volta che l'Italia non corre «nessun pericolo» per dagli incidenti alle centrali nucleari giapponesi, ammette che gli unici rischi teorici potrebbero venire dai prodotti alimentari importati dal Giappone: per questo è stato disposto l'aumento dei controlli su questi prodotti, soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde, confezionati dopo l'11 marzo, data del terremoto.

Il provvedimento emanato prevede che tutti i prodotti provenienti dal Giappone possano essere importati solo se provvisti di documentazione che comprovi che la loro produzione e confezionamento sia avvenuto in data antecedente all'11 marzo 2011. In assenza di questa condizione, o nel caso di alimenti prodotti dopo l'11 marzo 2011, l'importazione potrà essere consentita solo dopo aver superato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi.

Di fatto, le importazioni dal Giappone di alimenti di origine animale sono limitate a poche categorie merceologiche, costituite in particolare da prodotti della pesca e dell'acquacoltura, che rappresentano una percentuale minima rispetto al totale delle importazioni da Paesi Terzi e che analoghe minime percentuali riguardano gli alimenti di origine vegetale rappresentati soprattutto da preparazioni alimentari e non da prodotti freschi.

Per gli italiani al rientro dal Giappone dopo il terremoto dell'11 marzo è stato comunicato dal ministero anche un elenco dei centri di riferimento, individuati dalle Regioni, in grado di prestare, se necessario, assistenza ai cittadini italiani o stranieri che, provenienti dal Giappone, volessero sottoporsi a controlli. In Emilia Romagna il riferimento sono gli Ospedali Riuniti di Parma, il S. Orsola-Malpighi di Bologna e l'Ospedale Bufalini di Cesena. In Lazio a Roma l'Azienda ospedaliera San Camillo, il Policlinico universitario A. Gemelli, l'Azienda ospedaliera Sant'Andrea, il Policlinico Umberto I e l'Ifo. In Liguria l'Azienda Ospedaliera universitaria S. Martino di Genova. Ancora, in Lombardia l'Ospedale Niguarda Ca'Granda di Milano, l'Ospedale di Circolo Macchi di Varese, l'Ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese), gli Ospedali Riuniti di Bergamo, gli Spedali Civili di Brescia, gli Istituti Ospitalieri di Cremona. Infine, in Toscana l'Azienda Ospedaliera di Careggi a Firenze e l'Ospedale Santa Chiara di Pisa.