23 agosto 2025
Aggiornato 08:00
Salute

Tumore del retto, 18mila morti anno: 54% pazienti guarisce

Aiom: «Si ammalano in 48mila. Lo screening aumenta la sopravvivenza»

ROMA - Cresce il numero di italiani che hanno sconfitto il tumore del colon-retto, uno dei big killer nel nostro paese e in tutto il mondo. Il 54% dei pazienti italiani guarisce, ma sono ancora tanti i morti: ogni anno 18mila sui 48mila che si ammalano. «Troppi - commenta l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) riunita nel convegno nazionale di Firenze - a fronte degli screening e delle terapie oggi disponibili». E sotto accusa finisce proprio la carne rossa, tra i cibi più consumati in Toscana, e uno degli alimenti che metterebbe più a rischio, visto l'alto contenuto in grassi.

«Il nostro Paese può compiere ancora enormi passi avanti, soprattutto nella diagnosi precoce - spiega Luisa Fioretto, direttore del dipartimento oncologico dell'Asl 10 di Firenze e presidente della XVII conferenza nazionale dell'Aiom in corso a Firenze -». La Toscana, tra le eccellenze italiane per lo screening, rappresenta un «esempio». La regione, nonostante l'elevato consumo di carne rossa presenta una mortalità «in linea» con la media nazionale, con 1.600 decessi l'anno. Non solo, spiega l'Aiom, chi si ammala ha più probabilità di sopravvivere (59% gli uomini, 60% le donne). Lo screening in Toscana copre il 51.4% della popolazione eleggibile, con una lieve prevalenza di quella femminile (52,9% contro 49,2%) esteso dal 2007 a tutto il territorio regionale, rende la Toscana una fra le eccellenze italiane.

«Solo sei regioni raggiungono questo standard e, nel sud, i livelli sono inferiori al 10% - spiega Francesco Boccardo, presidente Aiom -. Il nostro impegno come oncologi clinici deve essere teso non solo alla ricerca, per individuare terapie sempre più mirate per il singolo paziente, ma anche alla sensibilizzazione delle istituzioni, per promuovere una vera rivoluzione culturale».

«È inaccettabile - prosegue l'Aiom- che vi siano intere zone del Paese in cui di fatto i cittadini non possano sottoporsi ai controlli preventivi, o debbano farlo a loro spese». La diagnosi precoce rappresenta un fattore chiave per affrontare con successo questa neoplasia». Determinanti i progressi delle terapie «tanto che la percentuale di pazienti oncologici che guariscono completamente aumenta di circa l'1% ogni 12 mesi».

Nel capoluogo toscano è in corso il congresso Aiom, tra i massimi appuntamenti annuali per l'oncologia italiana, che vede riuniti fino a domani oltre 350 esperti. L'uso di terapie basate su farmaci biotecnologici, spiega l'associazione, ha modificato profondamente la storia della malattia, riuscendo a garantire anche una buona qualità della vita. I successi ottenuti derivano anche da una maggiore e migliore integrazione fra la terapia medica, chirurgica e radioterapia sia in pazienti con neoplasia limitata al colon-retto e ai linfonodi, che in quelli con metastasi. Alfredo Falcone, direttore dell'unità operativa di oncologia medica Universitaria di Pisa e presidente del Comitato scientifico, sottolinea che «se si interviene ai primissimi stadi, la sopravvivenza è prossima al 100%».

Il tumore del colon-retto purtroppo «è in costante aumento soprattutto a causa del permanere di stili di vita scorretti, in particolare l'alimentazione», sottolinea il presidente Boccardo. «Il cancro del colon è infatti direttamente associato a un'assunzione eccessiva di grassi», sottolinea. Il rischio aumenta del 15% nelle persone in soprappeso, del 33% negli obesi.

Il metodo di screening più consolidato è il test del sangue occulto fecale (Sof) raccomandato a tutti gli over 50, uomini e donne, anche senza fattori di rischio specifici. Un numero limitato di casi di cancro al retto, pari al 5%, è di origine genetica. Fondamentale, per chi possiede una familiarità o altri fattori predisponenti (morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa, ecc.), è eseguire la colonscopia.