24 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Movimento 5 stelle

Come se la cava il M5s al governo? Eccoli nella città del G7: «Uno vale uno, ma...»

Tra qualche mese si candideranno a governare l'Italia: ma come si stanno comportando i pentastellati nell'amministrazione dei comuni? Il nostro viaggio tra luci e ombre della giunta Falcone a Venaria

VENARIA REALE – Venaria Reale, provincia di Torino. La città della Reggia, salita agli onori della cronaca per aver ospitato l'ultimo G7. Ma anche uno dei primi Comuni ad aver eletto un sindaco del Movimento cinque stelle. È il 2015: mentre gli occhi di tutta Italia sono puntati sulle consultazioni regionali in Veneto, Liguria, Campania, Puglia, in questa cittadina di 35 mila anime si compie un fatto, a suo modo, storico, che segnerà un importante precedente anche per la politica nazionale. Il ballottaggio ribalta il risultato: il candidato del Pd, Salvino Ippolito, che aveva conquistato il 39% al primo turno, viene sconfitto dal grillino Roberto Falcone, che conquista il 69% finale. Risultato: sulla poltrona più alta del municipio si siede un esordiente totale, alla sua prima esperienza in assoluto nel palazzo. «L'entrata è stata abbastanza faticosa – ammette oggi Falcone al DiariodelWeb.it – perché noi prima non eravamo neanche presenti all'opposizione, quindi ci siamo catapultati ad amministrare la città. Trascorsi i primi sei mesi per cercare di comprendere i funzionamenti, entrare in relazione con gli uffici, i dirigenti e i professionisti, abbiamo iniziato a sviluppare il nostro programma».

Il nodo stipendi
Da allora sono passati due anni e mezzo: un tempo già sufficiente a stilare un primo bilancio. A capire, insomma, come se la cavino i pentastellati alla prova del governo, oggi che si candidano a presiedere addirittura l'Italia. Il sindaco, naturalmente, si dice soddisfatto: «Abbiamo portato in città tante novità, siamo riusciti a fare una serie di lavori importanti per i cittadini, abbiamo toccato dei punti sensibili». Ma non tutti la vedono in questo modo: «Non è stata mantenuta neanche una delle promesse elettorali», attacca Ippolito, oggi passato all'Mdp di cui è capogruppo. E anche la messa in pratica degli storici capisaldi del Movimento sembra vacillare: «Il loro leader Luigino Di Maio sostiene che in tutti i Comuni amministrati da loro la prima azione è ridursi lo stipendio del 30%, per aiutare i cittadini e le piccole imprese – spiega Maurizio Russo, capogruppo dei Moderati – Qui a Venaria è stato il contrario: con la prima delibera si sono aumentati lo stipendio del 30%».

Politica col cellulare
I motivi di questa decisione, in apparente controtendenza, prova a spiegarceli lo stesso Falcone: «Le leggi nazionali non prevedono stipendi, ma indennità di funzione, che per esempio non coprono i versamenti Inps. Quindi cinque anni dedicati a questa attività saranno sottratti alla nostra pensione. In compenso abbiamo ridotto il numero dei funzionari di nomina amministrativa». Anche su questo punto, però, spunta qualche obiezione: «Hanno speso 25-30 mila euro per assumere un comunicatore a diretto contatto con il sindaco, che si occupa di fare pubblicità al M5s», rivela Viviana Andreotti, eletta nelle liste degli stessi grillini prima di passare in protesta ai Moderati. Il ruolo di questo comunicatore? «Gli si affidano per portare avanti le votazioni attraverso Whatsapp – sostiene ancora Ippolito – I consiglieri non rispondono al confronto dell'aula, ma seguono i consigli di chi sta fuori. Alla faccia della democrazia diretta».

Quanto vale uno?
Del resto, che le decisioni della Giunta non siano completamente autonome, ma debbano sottostare alle indicazioni che giungono da Torino o, addirittura, da Roma dal leader nazionale Di Maio (a cui si dice che Falcone sia personalmente legato), è un'accusa lanciata da più parti, anche dai cinque consiglieri comunali e dai due assessori che si sono recentemente dimessi. «Ho vissuto per pochi mesi all'interno dei Cinque stelle perché mi sono resa conto di avere un approccio completamente diverso – racconta Andreotti – Prima di votare, mi documento, invece di seguire ciò che viene dettato dall'alto. Invece mi venne chiesto anche da esponenti illustri di scusarmi per i miei voti negativi». «Chi si assume la responsabilità di avere la gestione legale di un ente in prima persona – ribatte il primo cittadino – ha l'obbligo di condurre la città. Saranno gli elettori a valutare il suo lavoro». Quindi, è ancora in piedi il vecchio slogan «uno vale uno», se il ruolo del sindaco vale oggettivamente di più degli altri? «È vero che uno vale uno, ma i rischi e le responsabilità non sono distribuite tra tutti quanti. La legale rappresentanza dell'ente è in capo a uno solo: il sindaco», chiosa Falcone.

Esempio nazionale
Quello che pare emergere, insomma, è che una volta messe le mani nella macchina amministrativa il Movimento 5 stelle abbia abbandonato alcuni dei suoi mantra elettorali, un po' ingenui, per confrontarsi con la realtà concreta del lavoro quotidiano. E, forse, così facendo sia anche politicamente cresciuto: «L'esempio che possiamo dare è che, quando prendiamo in carico un'attività, la portiamo avanti ventre a terra, e spendendo tutte le nostre competenze, la nostra passione e la nostra disponibilità di tempo», dichiara il sindaco. Secondo l'opposizione, invece, quello che emerge dalla piccola realtà di Venaria non è un grande spot per un eventuale governo grillino a livello nazionale: «Sono diventati peggio della casta che hanno sempre contestato – tuona Ippolito – Sono preoccupato da un possibile Di Maio premier perché, arrivati al potere, non ribaltano davvero le tendenze: lo vediamo qui, ma anche a Livorno, a Torino...». «Oggi qui abbiamo le strade sporche, distrutte, l'erba non curata, una situazione che mi ricorda Roma – conclude Russo – Loro prima erano diversi, poi sono diventati uguali, adesso sono peggio. Altro che vecchia politica: se questo è il nuovo che avanza, Dio ci salvi veramente».