Riace, la paura tra i migranti: «Il progetto è finito. Ora che fine faremo?»
Dopo il caso giudiziario che ha travolto il sindaco Domenico Lucano gli immigrati ospitati dal comune calabrese sono preoccupati
RIACE - «Benvenuti nel villaggio globale» recita un cartello colorato all'ingresso del paese. Ma a Riace, simbolo e modello dell'accoglienza dei migranti, dove circa 400 dei 1800 abitanti sono stranieri provenienti da ogni parte del mondo, ora regna preoccupazione. Il sindaco Mimmo Lucano, accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, si è dovuto allontanare dopo la decisione del Riesame che gli ha imposto il divieto di dimora. Ha promesso di non arrendersi e lottare, da lontano, per portare avanti il suo modello anche senza lo Stato, dopo che il Viminale ha messo fine al progetto Sprar.
La situazione nel Paese
Il paese però è in ginocchio, i laboratori sono chiusi, le attività commerciali stanno venendo meno, la gente non lavora e gli immigrati rimasti non sanno quale sarà il loro destino, ha ammesso preoccupato anche Giuseppe Gervasi, il vicesindaco. «Non ho un marito, non ho un lavoro, ci dicono che il progetto è finito, che fine faremo io e la mia famiglia? Ho quattro figli» racconta preoccupata Johnjoy, rifugiata nigeriana. «Il sindaco di Riace è una brava persona» sostiene Mahmud Jamil, dal Pakistan «ha aiutato tante famiglie, rifugiati, ogni volta che avevamo un problema abbiamo chiamato lui e ci ha sempre aiutato».
La fine del progetto
C'è stupore intorno alla chiusura del progetto. Una signora in visita dal Trentino: «Immagino la gente del paese come si possa trovare e sentire perché sta andando a rotoli tutto quello che hanno fatto in 20 anni, il fatto che chiudano i negozi e non ci sia più una scuola, è una storia allucinante, dovrebbe essere un esempio da seguire». E Giuseppe Timpano presidente dell'associazione 'Amici di San Daniele Comboni' invita tutti a dare una mano: «Non possiamo abbandonarli, vorrei fare un appello a tutte le associazioni e alle persone che vogliono collaborare, ognuno autonomamente può contribuire, tante gocce fanno il mare».
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