18 aprile 2024
Aggiornato 23:00
28 arresti

'Ndrangheta, Pm Dolci: Radicamento 'ndrangheta in Lombardia è chiaro

Smantellata una «locale» della 'ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti, all'usura, all'estorsione ed alle rapine. Il Magistrato della Dda Milano conferma che il radicamento dell'ndrangheta è chiaro.

MILANO - «Questa indagine impone una riflessione: sono passati 5 anni e mezzo dagli arresti dell'operazione 'Infinito' e siamo ancora qui a fare indagini che testimoniano la penetrazione della 'ndrangheta nel territorio lombardo. Allora le nostre erano ipotesi investigative ma ora, dopo che le sentenze sono passare in giudicato, è una certezza: è un fenomeno chiaro, netto, preciso, di radicamento in Lombardia e soprattutto nel Comasco». E' quanto ha dichiarato il sostituto procuratore Alessandra Dolci della Dda di Milano parlando dell'operazione «Crociata» dei carabinieri del Gruppo di Monza che ha portato allo smantellamento della "locale" di 'ndrangheta di Mariano Comense (Como).

Un imprenditore dalla Dda
Dolci, che ha coordinato le indagini insieme con il collega Marcello Tatangelo, ha spiegato che l'inchiesta è stata supportata dalle dichiarazioni del collaboratore Luciano Nocera (che sconta l'ergastolo per l'omicidio di Ernesto Albanese) e di quelle di un imprenditore vittima per anni di estorsioni da parte di uno degli arrestati. «In questi anni è cambiato poco ma il fatto che almeno in questa indagine, un imprenditore, vittima di significativi atti di intimidazione, abbia pensato di rivolgersi alla Direzione distrettuale antimafia ci fa ben sperare, è un inizio, ne aspettiamo altri. Non c'è la fila di imprenditori fuori dalla nostra porta ma è un segnale positivo, qualcosa sta cambiando e riteniamo che questo comportamento sia di buon auspicio per le indagini future».

Dove lo Stato perde
Come aveva fatto in passato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, anche Dolci ha sottolineato come «alcuni imprenditori e professionisti per risolvere problemi che dovrebbero coinvolgere le forze di polizia e l'autorità giudiziaria, si rivolgono invece all'ndrangheta che, a questo punto, è sicuramente il più efficace a quanto pare». Il magistratato ha infine ricordato il «peso» della «locale» di Mariano Comense. «Ricordo a memoria le dichiarazioni del collaboratore Antonino Bellomo che dice che per la Lombardia Mariano Comense è 'la madre', nel senso quella più antica e ha a capo Salvatore Muscatello, un personaggio molto anziano, di grande esperienza e carisma, che era particolarmene autorevole perché aveva un rapporto privilegiato, amicale, con i vertici dell'ndrangheta in Calabria». 

Smantellata «locale»
In mattinata si è svolta una vasta operazione di servizio condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, che ha visto impegnati i militari del capoluogo lombardo, quelli brianzoli, delle province confinanti nonché di Crotone, Reggio Calabria e Bari, nello smantellamento di una «locale» della 'ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti, all'usura, all'estorsione ed alle rapine. L'attività, si legge in una nota, prevede l'esecuzione di una misura cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, Dott. Andrea Ghinetti, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia - dott.ssa Alessandra Dolci e dott. Marcello Tatangelo - nei confronti di 27 cittadini italiani ed un albanese, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti, usura e estorsione e rapine. L'attività, avviata nel gennaio del 2013, ha già portato all'arresto, in flagranza di reato di 9 pregiudicati ed al sequestro di circa 200 kg. di sostanze stupefacenti. 

Il traffico internazionale di droga
L'attività investigativa dell'Arma di Milano avrebbe permesso di ricostruire le dinamiche criminali proprie della «locale» di Mariano Comense (Como) dedita al traffico internazionale degli stupefacenti destinati ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi, alle estorsione ai commercianti del territorio e anche all'usura e alle rapine. Sempre secondo quanto riferito dai carabinieri, l'indagine avrebbe «acquisito nei confronti di 11 fra gli arrestati incontrovertibili elementi probatori in ordine alla loro affiliazione alla 'ndrangheta». Sarebbe inoltre emerso il disaccordo tra il presunto capo e un affiliato «che rivendicava per sé un ruolo di maggiore preminenza all'interno della struttura: la questione è stata oggetto di numerose 'discussioni' ed è stata portata all'attenzione dei vertici criminali in Calabria».

(con fonte Askanews)