28 marzo 2024
Aggiornato 23:00
In 4 in manette

Pestato e cosparso di benzina perché rifiuta lo spaccio nel suo bar

Si è trattato di un vero e proprio pestaggio organizzato da alcuni spacciatori di droga del quartiere Colle Prenestino, dove la vittima gestisce un bar, per punire il suo rifiuto di consentire l'utilizzo del suo locale per esercitare l'attività di spaccio

ROMA (askanews) - I carabinieri di Tivoli, alle porte di Roma, hanno arrestato questa mattina quattro persone ritenute responsabili di aver partecipato al pestaggio di un italiano, avvenuto lo scorso 15 giugno alla fermata dell'autobus di via Don Primo Mazzolari, in località Ponte di Nona, a seguito del quale il giovane era stato ricoverato presso l'Ospedale di Tor Vergata per essere sottoposto ad un intervento chirurgico per ridurre una frattura al volto.

L'aggressione
Le modalità dell'aggressione e l'iniziale versione dei fatti fornita dalla vittima non aveva convinto gli investigatori che hanno quindi deciso di approfondire la vicenda. Le indagini hanno quindi consentito di accertare che l'aggressione non era legata a motivi passionali - come inizialmente paventato - ma si era trattato di un vero e proprio pestaggio organizzato da alcuni spacciatori di droga del quartiere Colle Prenestino, dove la vittima gestisce un bar, per punire il suo rifiuto di consentire l'utilizzo del suo locale per esercitare l'attività di spaccio. Superata l'iniziale timore, la vittima ha quindi deciso di collaborare con gli inquirenti che attraverso approfondite indagini sono riusciti a ricostruire l'esatta dinamica dei fatti ed identificare quattro soggetti coinvolti nel pestaggio, tutti romani di età compresa tra i 30 ed i 19 anni, con diversi precedenti di polizia per reati connessi allo spaccio di stupefacenti.

Le richieste sempre più pressanti
In particolare i militari hanno accertato che la vittima già dal mese di maggio era stata avvicinata da alcuni pregiudicati di zona che lo avevano invitato a mettere a disposizione il suo locale per agevolare l'attività di spaccio. Davanti al suo rifiuto i malviventi avevano iniziato ad avanzare richieste sempre più pressanti sfociate nel pestaggio del 15 giugno, dopo che la vittima aveva minacciato di rivolgersi alle forze dell'ordine se non lo avessero lasciato in pace. A quel punto gli indagati hanno pianificato una vera e propria spedizione punitiva costringendo la vittima a lasciare il bar incustodito, per seguirli a bordo della loro autovettura. Dopo pochi chilometri di strada, davanti all'ulteriore rifiuto della vittima di collaborare, i picchiatori sono quindi entrati in azione dando vita ad un violento pestaggio che si è concluso nei pressi della fermata bus presente in via Don Primo Mazzolari, davanti al Centro Commerciale «Unico», dove il giovane è stato abbandonato dopo essere stato cosparso di benzina, con l'avviso di non fare «l'infame» altrimenti la prossima volta gli avrebbero dato fuoco. Nel frattempo uno degli arrestati che non aveva partecipato al pestaggio era invece andato al bar ed armato di martello aveva completamente distrutto tutte le telecamere del sistema di video sorveglianza per cancellare le prove, senza tuttavia riuscire a trovare l'hard disk contenente le registrazioni. Pesanti le accuse a carico dei quattro indagati: a loro il pubblico ministero Nadia Plastina, titolare dell'indagine, ha contestato i reati di tentata estorsione, minacce, lesioni aggravate e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.