26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Vicini al clan di Acilia e Fasciani

Estorsioni, minacce, droga: arrestati in nove

Estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, nonché traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose: queste le accuse mosse ai danni di nove soggetti arrestati durante l'operazione «Vento dell'Est»

ROMA (askanews) - Con l'operazione «Vento dell'Est» i finanzieri del Comando provinciale di Roma hanno arrestato 9 persone legate al clan Guarnera di Acilia per i reati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, nonché traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose. Le indagini, coordinate dalla Procura della Capitale e condotte da Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale, hanno preso avvio dagli accertamenti svolti nei confronti del noto clan Guarnera di Acilia. In quel contesto investigativo è stato accertato come i germani Guarnera, Sandro e Sergio - dissociatisi dal boss Mario Iovine, detto «rififì», appartenente al clan dei Casalesi, gruppo Iovine - avessero promosso ed organizzato ad Acilia un autonomo clan mafioso che si era affiliato con importanti esponenti della locale criminalità albanese, da utilizzare come braccio armato e violento per rendere più concrete ed efficaci le intimidazioni e ottenere il controllo del mercato capitolino delle slot-machine.

I rapporti col clan Fasciani
Inoltre, potendo contare sulle datate relazioni con soggetti appartenenti alla disciolta Banda della Magliana, come i noti Luciano Crialesi e Renato Santachiara, avevano stabilito rapporti di coabitazione con esponenti del clan Fasciani di Ostia per operare indisturbati nel comprensorio di Acilia - spesso in maniera violenta e con vincolo di esclusività - nel remunerativo settore delle «macchinette mangiasoldi», che venivano imposte agli esercizi commerciali abilitati ed autorizzati dall'Anms. E' stato rilevato come, una volta ottenuto il controllo economico del territorio di competenza (Acilia e luoghi limitrofi), le mire espansionistiche del clan erano state rivolte verso Guidonia Montecelio, avvalendosi anche dell'apporto e delle facilitazioni offerte da Davide Di Gennaro, giovane imprenditore romano oggi arrestato che, scientemente, decideva di avvalersi delle «capacità di persuasione» del clan per imporsi nel mercato legale. 

Le estorsioni
In particolare le Fiamme Gialle hanno accertato un chiaro episodio estorsivo, aggravato dalle modalità mafiose, commesso nei confronti del titolare di un centro scommesse il quale, temendo per la propria incolumità fisica, è stato addirittura costretto a chiudere la propria attività imprenditoriale. Per quanto concerne il gruppo «albanese», è emerso come questo, capeggiato dal noto Arben Zogu (detto «Riccardino»), fosse parte integrante e dirigente della cosiddetta «batteria di Ponte Milvio», già coordinata dall'altrettanto noto Fabrizio Piscitelli (detto «Diabolik») ponendosi come importante referente a Roma per l'approvvigionamento di ingenti quantitativi di narcotico, anche dall'estero. Circostanza, peraltro, chen era emersa anche nella recente operazione Mondo di mezzo. In questo ambito è stata anche registrata la repentina e significativa ascesa di Zogu nella malavita romana: è infatti riuscito a relazionarsi, in condizioni di reciprocità, con boss del valore criminale di Massimo Carminati nonché ad ottenere ampio e riconosciuto rispetto nei contesti criminali più violenti della capitale, anche grazie alla nota capacità di imporsi, in maniera efficace e competitiva, sulle più redditizie piazze di spaccio.

Il traffico di stupefacenti
Emblematico è risultato il documentato traffico di 20 kg di cocaina proveniente dalla Spagna e la relativa commercializzazione nella piazza della Capitale, che ha visto la partecipazione del narcotrafficante Elis Coku (detto «Santa Lusia») quale fornitore; dei luogotenenti e guardaspalle Petrit Bardhi (detto «Titty») e Elvis Demce (detto «Cesare», quest'ultimo recentemente arrestato quale mandante dell'omicidio di Federico De Meo commesso a Velletri nel settembre 2013, maturato nel quadro dei rapporti conflittuali per la gestione della locale piazza di spaccio); di Ettore Abramo (detto «Pluto») reggente con funzioni vicarie delle iniziative di tipo organizzato della curva nord laziale, quale custode/magazziniere delle partite di droga importate a Roma dal gruppo narcotrafficante albanese; di Alessandro Presta, detto «er negro», nipote dei fratelli Guarnera, quale responsabile della commercializzazione dello stupefacente sulla piazza di Acilia e già noto per la sua indole violenta, come peraltro dimostrato in occasione del recente reportage giornalistico «La Rapina» del gennaio 2014 quando ha aggredito, fisicamente e verbalmente, una troupe di La7. Tutti i predetti soggetti oggi risultano essere destinatari di apposite ordinanze di custodia cautelare in carcere.