19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Istituzioni

Napolitano e le ideologie: Il Comunismo sostituito dal fondamentalismo di mercato

Lo scrive - riecheggiando una sua lezione all'università di Bologna del gennaio 2012 - il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un contributo, pubblicato oggi integralmente dall'Osservatore Romano, alla raccolta di scritti «Praedica verbum» edita dalla fondazione Ambrosianeum

ROMA - «L'ideologia conservatrice è sopravvissuta alla fine del comunismo, assumendo sempre più le sembianze di quel 'fondamentalismo di mercato', tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione». Lo scrive - riecheggiando una sua lezione all'università di Bologna del gennaio 2012 - il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un contributo, pubblicato oggi integralmente dall'Osservatore Romano, alla raccolta di scritti Praedica verbum edita dalla fondazione Ambrosianeum in onore in onore del settantesimo compleanno del cardinale Gianfranco Ravasi, presiedente del pontificio consiglio della Cultura.

Il capo dello Stato si domanda: «Come ha operato politicamente nel passato vissuto dalla mia e da altre generazioni la forza degli ideali'? Ha operato, si può rispondere, nella forma delle ideologie, di grandi ideologie contrapposte, e oggi invece non è così che si può intendere la rinascita di una 'componente ideale' come molla e guida dell'agire politico. In effetti, non spiega molto, e non ha mai spiegato molto, la formula che a suo tempo diventò di moda: 'la fine (o la morte) delle ideologie'. Anche perché l'attenzione si concentrò, comprensibilmente, sul crollo di una ideologia: quella comunista, travolta nel collasso dei regimi che a essa si ispiravano, in Europa centro-orientale e in Unione Sovietica. Molto più limitata, e sfuggente, rimase ed è rimasta la rivisitazione - e la stessa ri-definizione - dell'ideologia che si era contrapposta a quella comunista: ideologia del libero mercato, ovvero di uno sviluppo capitalistico affidato al libero giuoco delle forze di mercato? O ideologia delle istituzioni liberal-democratiche dell'Occidente come punto d'arrivo della storia? Comunque, l'ideologia conservatrice è sopravvissuta alla fine del comunismo, assumendo sempre più le sembianze di quel 'fondamentalismo di mercato', tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione. Certo, è stato impossibile - se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico - sfuggire alla certificazione storica non solo del fallimento dei sistemi economici e sociali d'impronta comunista, ma del rovesciamento di quell'utopia rivoluzionaria che conteneva in sé promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito - come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio - per 'capovolgersi', nel convertirsi di fatto nel suo opposto. Anche se può discutersi l'uso - a proposito del movimento comunista e della sua visione - del termine 'utopia'».