29 marzo 2024
Aggiornato 01:00
Delitti | Omicidio Lignano

Rei: «Non sono stato io»

Rei racconta al giornalista che la notte del duplice omicidio era «a casa, tranquillo», perchè aspettava di partire. Il ragazzo ha ammesso di avere saputo del «casino» scoppiato in Italia, ma ha ribadito che non ne sa nulla e che la sorella Lisandra ha parlato e confessato perché sotto minaccia

ROMA - Avrebbe un alibi di ferro Reiver Laborde Rico, il 24enne ritenuto complice dagli inquirenti italiani nel duplice omicidio di Lignano. «Sono partito da Lignano il 19 di agosto, mi sono fermato a Salerno e poi sono ripartito per Cuba. Scappato, io? Macchè, dovevo tornare da mia moglie perché doveva nascere il secondo figlio. È nato il 24 di agosto»: ha raccontato il giovane a Domenico Pecile, inviato del Messaggero Veneto a Cuba, che è riuscito a inviare l'intervista prima di essere fermato assieme ad altri tre giornalisti italiani a Camaguey dalle autorità cubane, che gli hanno contestato l'ingresso nel paese con visto turistico.

Rei racconta al giornalista che la notte del duplice omicidio era «a casa, tranquillo», perchè aspettava di partire. Il ragazzo ha ammesso di avere saputo del «casino» scoppiato in Italia, ma ha ribadito che non ne sa nulla e che la sorella Lisandra ha parlato e confessato perché sotto minaccia: «Mia sorella se ha detto questo - secondo l'intervista esclusiva - lo ha fatto perché è stata costretta con la forza. Nemmeno mia sorella c'entra. Quello che è accaduto in quella casa è opera di gente con le palle. Lei non sarebbe stata in grado di fare nulla del genere. L'hanno minacciata».