Forte calo dell'affluenza: -6,86%. Cancellieri: Dato preoccupante
E' l'astensione il primo dato da esaminare per capire il senso del primo turno di elezioni aministrative che avrebbe dovuto portare, lo scorso weekend, alle urne quasi 10 milioni di italiani. Disaffezione al Nord e nelle Regioni Rosse, male anche in Sicilia
ROMA - E' l'astensione il primo dato da esaminare per capire il senso del primo turno di elezioni amministrative che avrebbe dovuto portare, lo scorso weekend, alle urne quasi 10 milioni di italiani. Invece, a votare, ce ne sono andati poco più di 6,8 milioni, visto che il dato finale di presenze alle urne è stato del 66,88%, a fronte del 73,74% della precedente tornata elettorale, 5 anni fa. Una calo del 6,86% nelle regioni a statuto ordinario che fa il paio con quello che si è registrato nelle due regioni a statuto speciale interessate dal voto. In Sicilia, infatti, la diminuzione dell'affluenza alle urne si è attestata attorno al 8,6%, mentre in Friuli Venezia Giulia la percentuale dei votanti è stata in media del 62%.
Disaffezione al Nord e nelle «regioni rosse» - I cali, presenti ovunque, sono stati più sensibili in alcune regioni, soprattutto al centro-nord. Drastica riduzione dei votanti in Lombardia, che ha visto scendere la percentuale di cittadini alle urne di 9 punti (dal 72,54% al 63,58%). Male anche in Emilia-Romagna, dove il calo è stato di oltre 10 punti percentuali (64,69% a fronte del 75,48%). Stesso trend anche per l'altra «regione rossa» del centro Italia, la toscana, dove la differenza con le precedenti consultazioni è stata di oltre il 10% (ha votato il 60,66% degli aventi diritto contro il precedente 70,71%). Ancora, da registrare il -7% in Umbria, il -8% nelle Marche e il -6% in Lazio e in Abruzzo, mentre la Campania si presenta come la regione con gli elettori più affezionati alle urne, visto che il calo è stato 'solo' del 4% (ha votato il 73% degli aventi diritto contro il 77% delle elezioni precedenti). Bene anche l'affluenza in Calabria, con un calo di poco superiore al 4% (68,32% contro 72,18%).
Cancellieri: Dato preoccupante - Numeri che faranno ragionare, e di molto, i partiti, visto che la bassa affluenza alle urne è spalmata in maniera piuttosto uniforme su tutto il territorio, senza distinzione alcuna tra gli schieramenti di governo o di opposizione. Un dato, il mancato esercizio di voto, che ha preoccupato non poco il ministro dell'Interno. Anna Maria Cancellieri, incontrando i cronisti in sala stampa al Viminale, ha infatti più volte rimarcato la necessità di un «ragionamento approfondito» da parte delle forze politiche sulla disaffezione al voto.
La forte astensione che ha caratterizzato le consultazioni elettorali «è un dato che preoccupa molto». «Che ci sia una disaffezione dei cittadini verso partiti e istituzioni - ha detto Cancellieri - è sotto gli occhi di tutti, ma la disaffezione verso le istituzioni è pericolosa perché è disaffezione verso un sistema democraticamente eletto». Secondo il ministro dunque «dobbiamo ricostituire il legame tra società civile e istituzioni: spezzarlo - ha detto - significa rischiare molto. Bisogna ritrovare il collegamento tra il cittadino e le istituzioni, perché è fondamentale per la tenuta democratica del Paese».
Resteremo finchè ce lo chiedono i partiti - Diverso invece il valore politico che il ministro attribuisce alla tornata elettorale: «siamo davanti a delle elezioni amministrative: gli elettori - ha detto - sono stati chiamati a scegliere chi amministra le città e non è detto che questo dato sia collegato al dato politico». Men che meno, secondo il ministro, è possibile ricondurre questo voto allo stato di salute del governo: «sono riflessioni che spettano ai partiti che sostengono l'esecutivo. Bisogna chiedere a loro: noi siamo qui nell'interesse del Paese, resteremo finché ce lo chiedono».
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