31 luglio 2025
Aggiornato 20:00
Un incontro nato sotto la regia di Gianni Letta

Berlusconi al Colle dà sponda sul Governo. E la cerca sui processi

Il Capo dello Stato considera l'ex Premier un perno importante per la tenuta della «strana maggioranza» che regge il governo Monti. Il Cavaliere chiede più crescita. Intanto l'Incontro con Pisanu irrita gli ex AN

ROMA - Un incontro, come sempre, nato sotto la regia di Gianni Letta. Anche se da quando Silvio Berlusconi ha accettato di farsi da parte, i contatti telefonici tra lui e Giorgio Napolitano sono stati piuttosto assidui. E sì che il clima tra i due è cambiato, e molto, dai tempi in cui il Cavaliere sedeva a palazzo Chigi. Ciò che non è cambiato è l'impellente voglia del leader Pdl di sfogarsi dei suoi guai giudiziari. Così era e così è stato anche nel pranzo di circa un'ora che si è tenuto oggi al Quirinale. Con Napolitano, Berlusconi si sarebbe lamentato - magari in cerca di una sponda - della recente escalation mediatico-giudiziaria, dei giudici che non gli danno tregua nemmeno ora che ha lasciato il governo, per non parlare delle intercettazioni del processo Ruby pubblicate a puntate, guarda caso, da Repubblica.

CLIMA COLLABORATIVO - Ciononostante, dal Quirinale il clima del colloquio viene definito «collaborativo». Anche perché il capo dello Stato - viene spiegato - considera il Cavaliere un perno importante per la tenuta della «strana maggioranza» che regge il governo Monti. Inevitabile dunque che nel colloquio si tornasse su quella previsione, fatta appena qualche giorno fa dall'ex premier, su un possibile voto a ottobre (per volontà del Pd).

BERLUSCONI HA BISOGNO DI TEMPO - Alla prima carica dello Stato Silvio Berlusconi avrebbe ribadito che non è certo intenzione del Pdl mettere i bastoni tra le ruote dell'esecutivo dei Professori, ma che questo non vuol dire esimersi dal difendere i temi-roccaforte per il suo elettorato: anche in questo senso, viene riferito, il Cavaliere avrebbe spiegato l'ultimatum lanciato ieri dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, sulla riforma del lavoro. Come a dire: una minaccia, ma niente di serio. Al Colle il Cavaliere ha assicurato che il Pdl non intende far cadere il governo. E questo, come è evidente, non soltanto per buona volontà ma anche perché eventuali elezioni in autunno rischiano di essere per il partito una debacle. Berlusconi, invece, ha bisogno di tempo per cercare di aggregare un'area moderata al centro. Nessun ruolo istituzionale per lui, come va ripetendo ai suoi interlocutori, ma di certo punta a rimanere sulla scena per poter, in qualche modo, continuare a «dare le carte».

TROPPE TASSE - Al netto delle rassicurazioni sul sostegno a Monti, al Colle l'ex premier ha tuttavia fatto presente anche la necessità che il governo cambi marcia: troppe tasse e poca crescita, è il suo refrain. Secondo Berlusconi finora è stata seguita troppo la linea del rigore imposta dalla Germania e un eventuale aumento dell'Iva al 23% non farebbe altro che deprimere ancora di più i consumi. Allo stesso tempo il Cavaliere avrebbe garantito l'impegno del Pdl per una riforma delle istituzioni e della legge elettorale: tema quest'ultimo sollecitato il 25 aprile proprio dal capo dello Stato. D'altra parte Berlusconi ha avuto gioco facile nel dire che semmai è il Pd a non voler modificare il sistema di elezioni perchè, con i sondaggi che ha ora, sarebbe favorita dal porcellum. In realtà, i problemi il leader Pdl ce li ha anche in casa visto che gli ex An avversano fortemente l'innamoramento del Cavaliere per un sistema alla tedesca. E non solo, visto che molto si sarebbero alterati gli ex finiani per quanto emerso dall'incontro tra lo stesso Berlusconi e Pisanu. Quest'ultimo, d'altra parte, sponsorizza un ponte verso il terzo polo che rimetterebbe in campo non solo Casini, ma anche Fini. Un nervo scoperto.