28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Casto & Sprechi

Costi della Politica, i collaboratori dei Parlamentari: Tagli? Tanto rumore per nulla

Ddl su portaborse non è risolutivo, serve una riforma dei regolamenti. Ci aspettiamo di essere coinvolti nella redazione del ddl. Camera: Nessun «fondo nero», solo accantonamenti. Fini: Critiche? Ora ridurre il numero dei Parlamentari

ROMA - «Dopo tanto rumore sulla questione dei collaboratori parlamentari gli Uffici di Presidenza hanno deciso di non decidere. Se va bene, si mantiene lo status quo senza intravedere nessun impegno concreto per il futuro: un'occasione mancata. L'ennesima». È quanto dichiarano in una nota i Collaboratori Parlamentari di Camera e Senato.
«Crediamo - proseguono - possa essere utile fare chiarezza tanto sulle decisioni che sugli impegni presi. Innanzitutto, c'era stato detto che il rimborso tramite rendicontazione avrebbe riguardato pochissime voci, fra cui il contratto del collaboratore. Aver individuato invece un ventaglio così ampio e poco definito di categorie per le spese di esercizio del mandato (oltre al collaboratore, consulenze, ricerche, gestione dell'ufficio, utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati, convegni, sostegno delle attività politiche) rischia chiaramente di minare l'intento iniziale di introdurre quella trasparenza che invece l'individuazione di una tipologia di contratto per i collaboratori avrebbe garantito».
«Non rassicurano poi in alcun modo - sottolineano i collaboratori parlamentari - le presunte garanzie individuate per la regolarità del rapporto di lavoro: la sottoscrizione del contratto da parte di un consulente del lavoro è esattamente ciò che viene richiesto ora ai parlamentari, e non ha impedito in alcun modo né l'attuale giungla contrattuale, né un'indagine dell'ispettorato provinciale del lavoro di Roma, né tantomeno la presenza fra noi di validissimi e qualificatissimi collaboratori-colf. L'impegno per il futuro poi, ci sembra troppo generico e al tempo stesso eccessivamente puntuale. La predisposizione di un disegno di legge, infatti, può aiutare a definire la figura del collaboratore, ma non è in alcun modo risolutiva. Le competenze dei parlamentari, come è noto, possono essere definite esclusivamente dal Parlamento e quindi dai suoi uffici di Presidenza. Sarà forse per questo che le numerose proposte di legge, presenti anche nella legislatura in corso, non sono state mai recepite».

Ci aspettiamo di essere coinvolti nella redazione del ddl - «Quando si è voluto davvero cambiare, come nel caso del Parlamento europeo - proseguono i collaboratori parlamentari - sono stati com'è ovvio sufficienti i regolamenti parlamentari. Ci saremmo aspettati almeno una definizione dei criteri cui ci si intende ispirare per dare una disciplina organica alla nostra figura. Dichiarare genericamente che si terrà conto anche delle esperienze degli altri parlamenti europei ci sembra francamente poca cosa».
«Nonostante questo - osservano - ci aspettiamo di essere coinvolti come esperti nella redazione della proposta di legge che però, giova ricordare, se davvero vorrà ripercorrere il modello europeo, dovrà contenere pochi e qualificanti elementi: individuazione di un fondo vincolato all'assunzione dei collaboratori e gestito, a nome del deputato, dal Parlamento; definizione di una tipologia di contratto, fiduciario ma con garanzie e tutele definite, e individuazione di una sorta di reddito minimo per evitare il proliferare di forme e condizioni di lavoro non sempre dignitose. Questo è ciò che abbiamo proposto nella piattaforma contrattuale inviata agli uffici di Presidenza convinti che una simile riforma andrebbe a vantaggio della tutela lavorativa di noi collaboratori ma, soprattutto, del prestigio dell'istituzione parlamentare».

Camera: Nessun «fondo nero», solo accantonamenti - «Le decisioni dell'Ufficio di Presidenza sono state assunte in maniera trasparente: i risparmi derivanti dal mancato aumento dell'indennità parlamentare sono stati semplicemente accantonati in attesa che l'Ufficio di Presidenza medesimo ne stabilisca la finalizzazione». Lo ha sottolineato in una nota il Capo Ufficio stampa della Camera, Giuseppe Leone, replicando ai senatori della Lega che hanno accusato la Presidenza della Camera di aver creato «fondi neri».
«I senatori della Lega Nord, Rosi Mauro, Paolo Franco e Piergiorgio Stiffoni, se avessero parlato con i loro colleghi di partito membri dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, onorevoli Stucchi e Dussin - ha sottolineato Leone- si sarebbero resi conto del colossale errore di quanto hanno dichiarato a proposito delle decisioni di ieri della Camera dei deputati sui costi della politica».

Fini: Critiche? Ora ridurre il numero dei Parlamentari - Molte critiche sono state avanzate rispetto alla decisione di intervenire ieri sugli stipendi dei parlamentari solo per quanto riguarda gli aumenti previsti dal sistema previdenziale contributivo. Interpellato sulle numerose prese di posizione, pubblicate anche sui giornali di oggi, il Presidente della Camera Gianfranco Fini replica: «Ciascuno naturalmente scrive ciò che vuole. Ci sono alcuni elementi di assoluta certezza: non è vero che un parlamentare in Italia costa ai cittadini più di quello che accade in Francia e Germania ed è un fatto di enorme rilevanza che i parlamentari abbiano cancellato il privilegio del vitalizio. Dalla prossima legislatura i deputati verseranno contributi per la pensione con il metodo contributivo, esattamente come tutti i lavoratori».
«Così come ritengo molto importante - prosegue Fini - che vengano stabilite regole certe per i collaboratori, in modo da cancellare alcuni episodi di malcostume». Poi Fini rilancia: «Ribadisco comunque che per ridurre il costo complessivo del sistema politico sarebbe arrivato il momento di ridurre il numero dei parlamentari, perché 945 parlamentari e centinaia di consiglieri regionali finiscono per determinare un costo certamente rilevante».