Bersani: Il PD ha proposte unitarie su pensioni e lavoro
Il leader dei Democratici: «Le presenteremo in Parlamento pronti a confronto con l'Esecutivo. Berlusconi? Non accettiamo pregiudizi o blocchi. Monti saggio e accorto, scelga lui i Sottosegretari. Mi auguro che il Premier corregga gli errori della politica europea»
ROMA - Pier Luigi Bersani assicura che il Pd ha delle proposte su pensioni e mercato del lavoro su cui tutto il partito è unito. Ospite di Baobab il segretario ha voluto sdrammatizzare le voci di divisioni interne sui temi che il governo Monti affronterà per affrontare la crisi.
«A proposito di linee il Pd viene sempre presentato come controverso. Siamo un partito che discute ma al momento giusto decide - ha puntualizzato Bersani -. Nell'ultima manovra di Tremonti abbiamo presentato un emendamento sulle imposizioni per i grandi patrimoni immobiliari, e sul federalismo fiscale per un meccanismo di imposizione locale sui servizi con larghe esenzioni per le fasce deboli, in alternativa alla soluzione del taglio lineare delle detrazioni fiscali che va a carico delle famiglie. Insomma abbiamo già delle proposte, in attesa delle determinazioni del governo che saranno poi discusse in Parlamento».
Bersani ritiene che si debba partire dai «grandi patrimoni immobiliari» e da un «bilanciamento del sistema fiscale che grava troppo sul lavoro e poco sui grandi patrimoni e sull'evasione. Aspettiamo delle misure antievasione, ne abbiamo proposte una decina e siamo sicuri che il governo ne vorrà prendere qualcuna». Quanto alla riforma delle pensioni il leader del Pd ha ammesso che «anche su questo si discute ma poi c'è una linea. Noi siamo disponibili a considerare un'area flessibile di uscita dal lavoro tra i 62 e i 68 anni con meccanismi di incentivazione, e il ricavato vada a sostegno della previdenza dei giovani. Poi ci sono sfumature ma questa è la posizione del Pd. Siamo in attesa di capire la posizione del governo, siamo pronti a discutere e non pretendiamo che il governo faccia il 100% di quello che faremmo noi, ma certamente le nostre proposte saranno nel confronto in sede parlamentare».
Bersani ha detto anche di aver «apprezzato che Monti abbia inteso riaprire il confronto con le forze sociali sulla base dell'accordo del 28 giugno dopo anni che si è puntato sulla divisione delle forze sociali» e a proposito della riforma del mercato del lavoro ha spiegato che «le questioni vanno affrontate assolutamente nel dialogo sociale, anche su questo abbiamo documenti approvati dal partito che prevedono una progressiva unificazione dei diritti di base del lavoratore precario. Non drammatizziamo l'articolo 18 - ha suggerito il leader del Pd - perchè il 95% aziende non ce l'ha. Andando alla sostanza e non alle ideologie bisogna fare in modo che un'ora di lavoro stabile costi un pò meno e un'ora di lavoro precario di più. Questa è la nostra idea ed è condivisa da tutti«
Bersani a Berlusconi: Non accettiamo pregiudizi o blocchi - «Noi non mettiamo condizioni ma non vogliamo che altri le mettano». Pier Luigi Bersani replica così alle parole dell'ex premier Silvio Berlusconi che si è detto contrario ad alcune delle misure annunciate dal governo Monti. «Berlusconi ha detto no a questo e quest'altro, io dico che si discute in Parlamento su cosa bisogna fare per salvare il paese - ha puntualizzato il segretario del Pd -, se non si accetta l'idea che chi ha di più deve dare di più io non sono d'accordo e non solo per una questione di equità ma perchè il paese non ce la fa, perciò non mettiamo pregiudizi e blocchi».
Quanto ai rapporti inediti con gli altri partiti che sostengono il governo Bersani ha chiarito: «Il nostro slogan è prima di tutto l'Italia e per l'Italia si manda giù anche qualche rospo. Siamo in una situazione atipica, ma non c'è una larga coalizione, nè un governo di unità nazionale, c'è governo di impegno nazionale in cui ciascuno si prende le sue responsabilità».
Monti saggio e accorto, scelga lui i Sottosegretari - «Il presidente Monti è saggio e accorto farà lui le scelte e se riterrà ascolterà la nostra opinione perchè il dialogo sia fattivo e positivo, c'è un'esigenza di raccordo con il Parlamento e se i sottosegretari avranno un'attitudine al dialogo tutto risulterà più facile. Noi siamo assolutamente intenzionati a favorire questa prospettiva».
Bersani ha spiegato che con un governo fatto tutto di tecnici «certamente servirà un confronto in Parlamento. In dieci giorni è cambiato l'universo e non so quale paese al mondo avrebbe saputo fare altrettanto», ma «dopo un lungo scontro politico» era opportuno che ci fosse «un'autorevole presenza tecnica perchè la tensione politica non imbarazzasse il nuovo governo. Ora siamo di fronte ad una fase di transizione - ha aggiunto -, la grande partita si farà nel momento elettorale, nel frattempo cerchiamo di tenere questo criterio».
Mi auguro che Monti corregga gli errori della politica europea - Il viaggio di Mario Monti a Bruxelles e poi a Strasburgo per incontrare Merkel e Sarkozy può segnare un cambio di rotta nella politica europea che finora ha affrontato la crisi nel modo sbagliato.
«Da oggi siamo in un'altra situazione, siamo a fianco dei grandi paesi europei, mi auguro cercando di correggere la linea di politica economica europea che fin qui si è dimostrata largamente insufficiente - ha detto Bersani -. Inoltre ora possiamo toglierci dal fronte più esposto della crisi. Insomma quel che cambia da oggi è che noi siamo con le nostre difficoltà ma al tavolo dei grandi paesi».
Al di là del problema italiano, il leader del Pd ritiene però che «il punto principale» sia «la politica europea della destre del tutto sbagliata. L'Europa azzoppata non riesce a fare una politica seria e comune sul debito e sugli spread. La decisione di non aver garantito sulla Grecia, a causa dell'egoismo nazionale, e della chiusura politica, ha fatto sì che l'infezione si propagasse e ha contagiato tutti, bisogna assolutamente invertire questa logica perchè l'euro va benissimo è l'Europa che non va bene. Mi auguro che il nuovo profilo del governo italiano ponga questo problema e mentre noi facciamo il nostro compito a casa, senza che nessuno ci mandi letterine, si faccia fronte comune sul serio in Europa sennò non si salva nessuno».