27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Politica | Centrosinistra

Vendola: Patto con gli indignati, interlocuzione con l'UDC

Il leader di SEL: «Il Nuovo Ulivo non è un recinto chiuso, Berlusconi sente la minaccia. Il Governo risponde alla crisi con la politica della miseria»

ROMA - Pier Luigi Bersani propone un accordo tra Sel, Pd e Idv prima del voto e un patto di legislatura con l'Udc di Pier Ferdinando Casini? Nichi Vendola, intervistato al Tg3, rilancia: «Un patto con le giovani generazioni, col mondo dell'indignazione e un'interlocuzione a tutto campo anche con i centristi purché il programma sia quello di una svolta per l'alternativa».
A Silvio Berlusconi che ha detto che sente la responsabilità di restare al governo per non lasciarlo a una coalizione composta da Bersani, Di Pietro e Vendola, il leader di Sel, replica: «Si sente minacciato non dalle divisioni del centrosinistra ma dal fatto che il centrosinistra a partire da Vasto è in campo con un'alternativa di governo e vive il nuovo Ulivo non come un recinto chiuso ma come la base di partenza per un discorso più ampio, aperto anche alla forza dell'indignazione che riempie le piazze e le strade».

Il Governo risponde alla crisi con la politica della miseria - «Per tre anni si è nascosta la crisi e noi come opposizione da ogni postazione abbiamo continuato ad avvertire il manovratore che il paese andava alla deriva. Purtroppo gli spot pubblicitari sono il contenuto della politica di Berlusconi e la pubblicità non può essere interrotta dalla realtà».
«Non hanno visto la crisi - ha aggiunto - e come la vedono rispondono con la politica della miseria attaccando il welfare e i diritti delle persone e infierendo in maniera tragica e comica sul mondo del lavoro. Sentire Berlusconi parlare di licenziamenti facili suonerebbe comico se non fosse tragico perché in un mondo del lavoro dove ci sono garantiti e non garantiti la ricetta del governo è rendere tutti non egualmente garantiti».
E se toccasse al centrosinistra attuare le misure impopolari per uscire dalla crisi? «Lo faremmo a una condizione - ha spiegato Vendola - che al centro di una fase nuova della lotta al debito pubblico ci sia equità fiscale e giustizia sociale perché c'è stato un arricchimento indecente di una porzione limitata della società italiana e uno smottamento verso la povertà del ceto medio. Quindi serve la patrimoniale e il taglio delle spese militari».