25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Il Congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale

Responsabili: al congresso parla Berlusconi, ma è Scilipoti la star

«Finita l'era dei cialtroni e degli imbroglioni, con noi solo meritocrazia». La moglie di Saia sbatte la porta e se ne va: «Non siamo tappezzeria»

ROMA - Due erano le attese della vigilia: come si sarebbe comportato Silvio Berlusconi sul palco del primo congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale di Domenico Scilipoti e se si sarebbe consumato o meno il matrimonio tra il Mrn e la formazione di destra ultranazionalista di Gaetano Saia.
Alla fine, 1 a 1: Berlusconi dall'amico Mimmo c'è andato e gli ha tributato uno degli omaggi più graditi agli alleati del premier, la condivisione di valori e linee politiche, ma del matrimonio con il Nuovo Msi manco a parlarne, con addirittura Scilipoti affannato a smentire ogni ipotesi di alleanza.

Ma andiamo per gradi, perché le «chicche», al congresso di oggi, sono cominciate al mattino. In apertura di lavori, infatti, si è fermata di fronte all'auditorium Massimo di Roma una limousine bianca, da cui sono scesi, nell'ordine: 4 modelle in minigonna blu elettrico e scollatura prodigio, una signora di mezz'età, altre due modelle in castigato tailleur nero e un sedicente attore della serie del 'Commissario Rex', con codazzo di fotografi e telecamere. Il gruppo, tra sguardi attoniti e battute salaci, ha imboccato dritto dritto l'ingresso dell'auditorio e ai giornalisti sia la signora, una stilista siciliana e l'attore si sono qualificati come sostenitori di Scilipoti e del suo movimento (le ragazze, invece, sono apparse piuttosto taciturne e annoiatelle).

Poi, l'inizio dei lavori, con la relazione di Scilipoti, preceduta dalla fanfara (una banda musicale di Caltanissetta composta da fiati e ottoni, che in maggioranza non sapevano neanche chi fosse l'organizzatore dell'evento) e, soprattutto, dalla preghiera agli Angeli, tanto per rimarcare la natura «cristiana» del nuovo movimento (e poco è mancato che Scilipoti dal palco, in uno slancio lirico, definisse i suoi soldati di Cristo. Si è fortunatamente fermato a «soldati, che sono entrati nel tempio e hanno trovato le bancarelle di noccioline«). Ma il clou dell'evento è arrivato soltanto verso le 12,30, quando è entrato in sala Silvio Berlusconi.

Gli oltre 1400 spettatori dichiarati dall'organizzazione (l'auditorium Massimo ha una capienza di 980 posti, ma in questi casi «mica si può lasciare la gente fuori«) si sono spellati le mani a furia di applausi, e Scilipoti non si è fatto mancare nulla. Prima, il doppio bacio con il premier (che ha quindi dovuto baciare anche tutti gli altri presenti sul palco), poi l'inno di Mameli, ascoltato fianco a fianco con il presidente del Consiglio (che lo sovrastava di mezza testa, caso quasi unico nell'arco costituzionale) e infine la condivisione di valori con Berlusconi e il conseguente tributo d'onore. A un certo punto, addirittura, il Cavaliere ha detto di aver letto nottetempo la relazione di Scilipoti al congresso (un testo mai pronunciato, visto che l'onorevole ha preferito parlare a braccio «per dire - ha sottolineato - quello che ho nel cuore«). Poi, ha estratto di tasca due pagine dattiloscritte et voilà: «ho con me - ha annunciato il presidente del Consiglio - il primo discorso che pronunciai nel 1994 e devo dire che ci sono scritte le stesse cose che oggi ha detto Domenico».

La moglie di Saia sbatte la porta e se ne va: «Non siamo tappezzeria» - Non appena Berlusconi se ne è andato («si è fatta l'una passata - ha detto il premier congedandosi - e a quest'ora l'appetito si può chiamare fame«) l'onorevole è piovuto in sala stampa. Delusione per lui, visto che molti cronisti avevano lasciato l'auditorium insieme al Premier. Alcune domande però ci sono state, quasi tutte concentrate sulla seconda guest star della giornata, l'ultranazionalsta partito di Gaetano Saia, che ieri, dal blog di Scilipoti, aveva chiamato i suoi a raccolta oggi al Massimo.
Lui però non c'era. Al suo posto, Saia ha infatti mandato la moglie, Maria Antonietta Cannizzaro, con tanto di guardia d'onore, tutti in camicia bruna, cravatta nera, pantaloni d'ordinanza e fascia con la fiamma tricolore al braccio.
Delusione della signora, però, quando ha capito che sarebbe stata trattata come una qualunque delegazione ospite e che, soprattutto, non ci sarebbero stati l'incontro e la foto ricordo con il premier (che a quanto s'è capito manco è stato avvisato della presenza del Msi, altrimenti, ha detto uno degli organizzatori, «si sarebbe arrabbiato«). «Me ne vado - ha tuonato a un certo punto la Cannizzaro quando ha capito la situazione - perché non siamo certo venuti a fare da tappezzeria».
Spallucce di Scilipoti in conferenza stampa. Prima, ha detto l'ormai ex re dei peones parlando per la prima volta da leader di partito, con tanto di rimbrotti ai giornalisti per tipo di domande e grado di preparazione, «dobbiamo capire come evolverà questo movimento e poi si parla di alleanze. Con il Msi non c'è nessuna alleanza». In compenso c'è la ricetta per il debito pubblico, c'è il condono fiscale, c'è molto per le medicine alternative e olimpiche (compreso un progetto per finanziare 150 microimprese che creino artigianalmente farmaci) ma, soprattutto, c'è «molta meritocrazia, perché con Scilipoti - ha detto l'onorevole che parla di sé in terza persona - è finito il tempo di cialtroni e imbroglioni».