20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La bufera economica che sta investendo l'Italia

Napolitano insiste per la crescita. E avverte: «Ciascuno faccia il suo»

Il Presidente della Repubblica all'inaugurazione dell'anno scolastico: risanare debito, scuola tra le priorità

ROMA - La bufera economica che sta investendo l'Italia e tutta l'eurozona getta un'ombra particolare sulla tradizionale cerimonia d'inaugurazione dell'anno scolastico nel cortile del Quirinale. Giorgio Napolitano lo sa e lo mette in evidenza nel suo discorso ai quasi tremila presenti, tra docenti e alunni provenienti da 200 scuole italiane che hanno vinto concorsi o si sono distinte nella realizzazione di progetti sui 150 anni dell'unità d'Italia. E' una «luminosa giornata», dice il presidente della Repubblica alla sua sesta inaugurazione dell'anno scolastico, la cerimonia «più bella e gioiosa» tra quelle ospitate dal Quirinale. Cornice festosa di ragazzini che salutano il presidente con bandierine tricolore, cori e presenze di atleti del calibro di Federica Pellegrini e Valentina Vezzali. Giorno di festa, eppure «non possiamo nasconderci che il 2011 è stato un anno estremamente difficile», avverte il capo dello Stato. Si può solo sperare che nel 2012 l'atmosfera «nazionale e internazionale» sia «più serena», ma per arrivare a questo traguardo «occorre essere in tanti a fare ciascuno la sua parte».

Un discorso denso di accenni alle prove difficili che attendono l'Italia, quello del capo dello Stato ai giovanissimi delle scuole. Chi «ha responsabilità nella guida del paese» ha il «dovere» di dare «speranza» ai giovani, sottolinea il presidente. E proprio perchè parla alla generazione del futuro, Napolitano insiste molto sugli obblighi di oggi. Abbattere il debito pubblico è obiettivo «ineludibile», sottolinea con forza, perchè ha un «peso abnorme», è una «montagna» che «non possiamo lasciare sulle spalle delle generazioni più giovani».

Ma in nome del risanamento va stabilito un «nuovo ordine di priorità». Napolitano parla a un mondo, quello della scuola, molto scosso dalle proteste dei docenti precari e degli studenti lo scorso anno. E avverte: «non sia riservata alla scuola una collocazione riduttiva nel bilancio dello Stato», per una scuola moderna serve «una quota adeguata di risorse». E la scuola sia inclusiva. Perchè va bene premiare il merito, come sostiene il ministro Mariastella Gelmini elogiando la sua riforma, ma il merito va anche «reso possibile e promosso». In altre parole, vanno garantite «pari opportunità» a tutti, ognuno deve avere la possibilità di emergere. Non a caso il presidente cita l'esempio della Finlandia: «migliori rendimenti scolastici» e insieme «minore disparità nelle competenze acquisite e minore dispersione tra gli studenti provenienti da gruppi svantaggiati».

La scuola come specchio della società, settore che si presta bene per rappresentare ciò che è necessario fare per risollevare il paese dalla crisi. Napolitano elogia la partecipazione delle scuole italiane alle celebrazioni del 150esimo dell'unità: «Non potremmo parlare di una grande risposta collettiva senza il vostro apporto di idee e energie». E avverte allo stesso tempo un 'debito' verso gli studenti: quello di promettergli un futuro degno. Per questo, per loro, il paese «è chiamato a un nuovo grande sforzo comune - dice - negli anni che ci stanno davanti dopo questo pesante 2011. L'Italia si sta cimentando con precisi impegni di riequilibrio finanziario; deve affrontare ora senza indugio la sfida del tornare a crescere, del crescere più e meglio, del crescere unita».