25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Attivissimi UDC, FLI e API

Vertice TerzoPolo: «Pronti alle larghe intese». Occhi puntati a Milanese

Intanto, da Bucarest, dove si trova in visita di Stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano precisa: «Governano finchè hanno i numeri, sennò consultazioni»

ROMA - Gianni Alemanno, ospite della festa dell'Udc a Chianciano Terme sabato scorso, li aveva chiamati «15 giorni di tregua» in cui il Pdl deve attivarsi per cambiare le cose e deve aprire colloqui su temi e contenuti a 360 gradi, con un occhio particolare al terzo polo. Ma non è il solo a considerare le prossime due settimane una «finestra» decisiva per le sorti del governo Berlusconi. Attivissimi Udc, Fli e Api che approvata definitivamente la manovra economica con 316 voti di fiducia alla Camera, infittiscono i contatti per trovare la via - strettissima, per la verità - che porterebbe - sono convinti - dritti a un nuovo governo.

In caso di dimissioni dell'attuale premier Silvio Berlusconi e di attivazione delle consultazioni da parte del Colle, infatti, le voci contrarie alle elezioni anticipate sarebbero tantissime: Pd, Udc, Fli lo hanno ribadito più volte. Casini ha ribadito la disponibilità a sostenere anche un governo con un premier indicato dallo stesso Berlusconi, magari il segretario del Pdl Angelino Alfano. Nel Pdl è venuto allo scoperto il senatore Beppe Pisanu chiedendo al Cavaliere un passo indietro per agevolare la nascita di un nuovo esecutivo ma, dietro anonimato, in molti la pensano così anche a Montecitorio. «La rete insomma - ragiona uno dei centristi - sarebbe pronta». Il problema è l'episodio che dovrebbe determinare un passo indietro dell'attuale presidente del Consiglio. Gli occhi di molti, non solo tra le file dell'opposizione, oggi erano puntati sulla conclusione delle indagini a Bari sulle escort che l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ha portato nelle residenze di Berlusconi tra il 2008 e il 2009. Ma le temute intercettazioni tra il premier e Tarantini non sono state trascritte, ne è stata depositata una sintesi, quindi è sfumata l'ipotesi che le imbarazzanti conversazioni telefoniche di cui tanto si è parlato in questi giorni possano portare a un passo indietro del Cavaliere. Per ora, visto che alcuni parlamentari del Terzo polo sono ancora convinti che le famigerate intercettazioni possano essere pubblicate.

Oggi in un vertice convocato per parlare dei prossimi appuntamenti del Terzo polo tra Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, durato circa due ore a Montecitorio, ha tenuto banco anche il voto sulla richiesta di arresto del deputato del Pdl Marco Milanese: ieri la Giunta per le Autorizzazioni ha bocciato la domanda dei pm di Napoli, il 22 si esprimerà l'Aula. E un eventuale voto segreto, considerati anche i mal di pancia dell'ala maroniana della Lega con cui Casini tiene contatti, viene visto come l'occasione per creare l'incidente che i sostenitori di un nuovo governo vanno cercando. Lo devono chiedere 30 deputati. Non lo farà la Lega, né il Pdl, né il Pd, né l'Udc. Ci sta pensando l'Idv che ha 22 deputati nel suo gruppo e potrebbe raccogliere le altre 8 firme necessarie tra i finiani. Ma l'esito non è affatto scontato quindi si lavora anche su altri piani: si confida in una mossa di alcuni scontenti del Pdl, sulla scia del documento di Pisanu a Palazzo Madama. Ma ci si adopera anche sulla ricerca di quei 7-8 deputati che potrebbero consentire una 'spallata' in Parlamento. Ieri l'opposizione sul voto di fiducia ha raggiunto quota 302 (con i tre assenti arriverebbe a 305) mentre la maggioranza si è fermata a 316 non riuscendo a incassare i voti di alcuni esponenti del Misto che si dichiarano indipendenti e da tempo non partecipano ai voti di fiducia (vedi Mannino, Stagno D'Alcontres, Scalia).

Intanto, da Bucarest, dove si trova in visita di Stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano segue con attenzione le vicissitudini italiane. Nessun accenno al tema delle intercettazioni, naturalmente. Il capo dello Stato parla di legami stretti tra Italia e Romania e della necessità di una maggior coesione e integrazione europea. E' questa la chiave per uscire dalla crisi economica e a questo obiettivo vanno piegate le scelte di ogni singolo Stato membro, vecchio e nuovo. E se dall'Italia l'opposizione lo invita a indicare un nome per un nuovo governo politico con larga base parlamentare, chiedendo nel contempo le dimissioni di Berlusconi, da ambienti vicini al presidente si fa notare quanto già ribadito da Napolitano a Cernobbio. E cioè quelli che sono i suoi poteri secondo il dettato costituzionale: «Finchè c'è un governo che ha la fiducia del Parlamento, comunque agisca, io non posso sovrappormi non solo di fatto, ma nemmeno con l'idea di un governo diverso - aveva detto Napolitano al seminario Ambrosetti - Il Capo dello Stato non interviene a formare un governo se ce n'è uno in carica che ha la fiducia della maggioranza del Parlamento». E fino a prova contraria la fiducia delle Camere il governo ce l'ha, come ha dimostrato il voto sulla manovra. Certo è accaduto prima della pubblicazione delle intercettazioni del caso escort, ma di fatto, si sottolinea dal Colle, non c'è una crisi di governo in atto, non si vede come Napolitano possa indicare un nuovo premier per un esecutivo di larghe intese.