L'Idv presenta mozione sfiducia: l'Esecutivo non può affrontare la crisi
«Premier e Ministri travolti da scandali, non sono più credibili»
ROMA - Italia dei Valori ha presentato alla Camera il testo di una nuova mozione di sfiducia al governo Berlusconi, dopo quella respinta a Montecitorio lo scorso 14 dicembre. Per essere depositata occorrono 63 firme delle quali Idv da sola non dispone. E' iniziata perciò la raccolta in primo luogo presso i gruppi di opposizione.
Nel motivare la sfiducia Idv, definisce «preoccupante e drammatico il quadro dell'attuale scena politica, priva di una maggioranza che condivida un serio progetto politico e che sia in grado di affrontare la crisi economica e la minaccia di speculazioni finanziarie».
Così come ritiene «grave ed inaccettabile che il Paese sia rappresentato e guidato da un presidente del consiglio e ministri travolti da scandali ed inchieste». Indicando la sfiducia unica via di intervento parlamentare «di fronte ad un governo che non ha più né onorabilità, né credibilità, né titolo morale a guidare il Paese».
Si legge nel testo della mozione di sfiducia al Governo di Idv - che il Paese è guidato da una maggioranza di natura solo numerica. Dopo la fuoriuscita di una parte consistente del centrodestra e la nascita di Fli, di fatto il paese è privo di una maggioranza politica». E «in questo quadro di tutti contro tutti, di ricatti continui e di atti di compravendita parlamentare, il governo e la maggioranza hanno ampiamente dimostrato di non avere più una visione comune e di non essere più in grado di immaginare e costruire un quadro di riforme per il bene del Paese». «L'azione del Governo, sotto scacco di una maggioranza divisa che pone ricatti continui - prosegue il documento dei dipietristi - è capace solo di dar vita ad atti inutili ed inefficaci, e talvolta incostituzionali, come nel caso dell'apertura di sedi distaccate di rappresentanza operativa di 3 ministeri al Nord». Inoltre, «il governo, in una situazione di straordinaria emergenza economica, non ha saputo dare adeguate risposte. Prova ne sia che i mercati hanno bocciato la manovra economica e che l'Italia è sotto minaccia delle speculazioni finanziarie, come avevano segnalato puntualmente le opposizioni, pur consentendo, con grande senso di responsabilità, l'approvazione di una manovra economica in tempi rapidissimi». «La bocciatura da parte dei mercati e la minaccia di speculazioni finanziarie che incombono - è scritto ancora- dimostrano ampiamente che la manovra economica approvata dal governo è recessiva, non credibile perché scarica più del 90 per cento delle misure decisive a dopo la fine della legislatura in corso». Mentre «il nostro paese ha perso ogni credibilità sui mercati e gli scenari internazionali, anche a causa di un Presidente del Consiglio travolto da scandali personali, inchieste, condanne e processi che lo riguardano».. Perchè «oltre al Presidente del Consiglio, altri esponenti di Governo sono stati travolti da indagini ed inchieste di grave entità, da ultimo, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il cui più stretto collaboratore è accusato di aver commesso plurimi e gravissimi reati, al punto che su di lui pesa una richiesta di arresto della magistratura». E «lo stesso ministro dell'Economia, chiamato in causa dagli scandali che hanno travolto l'on. Milanese, risulta nella migliore delle ipotesi, aver pagato in nero una casa in subaffitto e che, proprio per il profilo dell'inchiesta che lo riguarda, non ha più credibilità sul fronte internazionale ed autorità morale per chiedere altri e pesanti sacrifici agli italiani». «Con un Paese sotto minaccia di speculazioni finanziarie, il presidente del Consiglio - viene infine denunciato da Idv- non si cura di venire in Parlamento, per illustrare al Paese le misure che il governo intende assumere, ma ossessionato dai suoi guai giudiziari, si preoccupa esclusivamente delle proprie beghe giudiziarie e di imporre la fiducia su un provvedimento ingiusto come il processo lungo, che indebolirà ulteriormente il sistema della giustizia, misura della civiltà e della democrazia di un Paese».