29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Le rivelazioni di Wikileaks

«Prodi voleva mandare i rifiuti campani nel terzo mondo»

Domani l'«Espresso» in edicola con alcuni cablo del sito di Assange

ROMA - «La monnezza campana? Ieri come oggi, l'unico modo di liberarsene è l'export. Con una variante molto poco etica che venne presa in esame dal governo di centrosinistra: mandarli nel Terzo mondo». A questo aveva pensato anche l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, secondo quanto si legge sull'Espresso in edicola domani. Il settimanale riprende alcuni messaggi inviati a Washington dell'ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, venute alla luce grazie a WikiLeaks.

«Prodi ha detto che non c'è una soluzione a breve termine per i rifiuti di Napoli. L'Italia aveva considerato di spedirli nelle nazioni in via di sviluppo, ma poi ha deciso di non farlo, per evitare di dare l'impressione che stava sfruttando i paesi poveri», avrebbe riferito il diplomatico statunitense. L'ambasciatore racconta di confidenze dell'allora premier Romano Prodi: siamo nel 2008 e tre anni dopo la crisi rimane senza via d'uscita.

Ora, ricorda l'Espresso, il sindaco Luigi De Magistris propone un piano simile: imbarcare i rifiuti e portarli all'estero. I cablo riservati di WikiLeaks, che «l'Espresso» pubblica in esclusiva, raccontano quanto lo scandalo dei rifiuti invincibili incida sulla credibilità del nostro Paese. I rapporti del consolato di Napoli, obbligato a convivere con il disastro, offrono un punto di vista molto pragmatico della situazione, si legge.

I diplomatici statunitensi fanno un «monnezza tour» tra bambini rom che scalano montagne di spazzatura, un Everest di rifiuti in un «sito dove c'è un cartello «vietato scaricare«» e sottolineano: «È interessante notare come non ci siano sacchetti nella maggior parte delle aree turistiche, nel quartiere Chiaia vicino al consolato o a Posillipo, dove vive il presidente della Regione Antonio Bassolino».

Un ex professore napoletano ormai trasferito negli States spiega che «è solo per pura fortuna se la città non ha avuto un'epidemia di colera». La loro preoccupazione principale è per i militari della Sesta flotta e fanno sapere a Washington che il comandante della Us Navy ha commissionato uno studio su larga scala sui rischi per la salute e sulla «contaminazione del suolo, dell'acqua e del cibo in tutta la regione». Una ricerca top secret: «È un dato sensibile e ancora non è pubblico. Il governo italiano e le autorità locali fanno parte del comitato di studio, ma dobbiamo tenerci stretta per noi questa notizia».

Cercano informazioni ovunque per capire cosa ci sia dietro quel caos, spiega ancora l'Espresso: si rivolgono anche alle loro gole profonde nell'ufficio del Commissario per l'emergenza, allora affidato al prefetto Alessandro Pansa. Confermando l'impressione iniziale: «Il nostro contatto ci ha detto che lui non ha visto alcuna prova che dietro (la crisi) ci sia la camorra».

L'arrivo di Berlusconi al potere non cambia le cose. A fine dicembre 2008 i file registrano come «le foto di Napoli sepolta sotto cumuli di spazzatura abbiano causato cancellazioni di massa nelle prenotazioni turistiche». E scrivono: «Gli sforzi per riabilitare Napoli dopo la crisi dei rifiuti sono completamente falliti. (Le autorità) Sembrano credere che basti solo lavorare sull'immagine, invece che sui problemi reali come la criminalità e il traffico caotico». Nell'agosto 2009 il consolato propone alla Regione «di adottare impianti per la gassificazione dei rifiuti con tecnologia Usa a bassissime emissioni». Ma alla fine i cablo registrano la disfatta: «Lo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata continua senza sosta. La Campania ha il 50 percento del suolo contaminato di tutta l'Italia».