Vietti: Sui tempi della Giustizia si gioca la competitività del Paese
Il vicepresidente del CSM: «Ma le statistiche sul rendimento dimostrano che le Toghe lavorano»
ROMA - Standard moderni di rilevamento del rendimento dei magistrati per contribuire a una maggiore efficienza della giustizia: è il lavoro di una sperimentazione condotta dalla quarta commissione del Consiglio superiore della magistratura che è stato presentato questa mattina a palazzo dei Marescialli. Il vicepresidente del Csm Michele Vietti ha messo l'accento, nella sua relazione, sulla necessità di legare la valutazione del rendimento dei magistrati ai tempi di durata dei procedimenti: «Il tempo - ha affermato - non può più essere una variabile indipendente del sistema giudiziario».
«I palazzi di giustizia - ha spiegato poi Vietti conversando con i giornalisti presenti - non sono templi in cui si celebrano riti per iniziati, ma un crocevia dello sviluppo socioeconomico del Paese. Anche nei palazzi di giustizia si gioca la sfida della competitività del sistema». Citando le parole del governatore di Bankitalia Mario Draghi sullo «scarso funzionamento della giustizia civile che costa un punto di Pil», il vicepresidente dell'organo di autogoverno delle toghe ha richiamato «la responsabilità di tutti quelli che operano nel sistema giustizia».
Dai dati statistici sul rendimento illustrati questa mattina dalla presidente della quarta commissione consiliare Giovanna Di Rosa è emerso che il 30 per cento dei magistrati lavora più del dovuto: «Questo - ha commentato Vietti - sfata il luogo comune secondo cui il magistrati italiani non lavorano. Purtroppo spesso lo fanno in condizioni particolarmente difficili dovute alla disorganizzazione degli uffici, a sua volta frutto della cattiva distribuzione sul territorio».
Nel perseguire l'obiettivo di una maggiore efficienza del sistema giustizia il Csm, ha spiegato ancora il suo vicepresidente Michele Vietti, «lavora sugli standard di produttività dei magistrati e sui flussi di lavoro dei singoli uffici. Abbiamo bisogno - ha aggiunto - di dati oggettivi, che dobbiamo partecipare con il ministero, per costruire una valutazione della professionalità e produttività del singolo magistrato e dell'efficienza nel funzionamento del singolo ufficio giudiziario».
Per Vietti «solo con questo approccio avremo a disposizione strumenti obiettivi per selezionare i magistrati, per le valutazioni di professionalità, gli avanzamenti di carriera e per scegliere i dirigenti degli uffici». Gli standard di produttività «sono sostanzialmente pronti - ha detto Vietti - la commissione ha chiesto di attivare un nuovo server e due statistici per poter ottenere una messa in comune dei dati nostri e del ministero, che rappresenti finalmente un patrimonio oggettivo e condiviso».
&q«Fatto questo - ha proseguito il vicepresidente del Csm - dobbiamo ottenere che tutti gli uffici applichino gli stessi standard. Sarà un lavoro lungo ma l'accelerazione che abbiamo impresso continuerà».
Il lavoro svolto nel corso della sperimentazione sugli standard di rendimento dei magistrati è stato spiegato questa mattina dalla presidente della quarta commissione del Csm, la 'togata' Giovanna Di Rosa: il metodo adottato è quello del clustering, cioè «dell'individuazione, sulla base di gruppi omogenei di magistrati (giudici e pm) per tipologia di uffici, materia trattata e carico di lavoro, nonché della successiva individuazione di produttività media per ogni gruppo omogeneo riscontrato in modo tale da avere plurimi standard di laboriosità».
La sperimentazione ha toccato 575 magistrati, 100 del settore civile, 51 nel settore lavoro, 337 pm e 72 giudicanti nel penale, 15 magistrati di sorveglianza. Il risultato è una «tappa», ha detto Di Rosa, in direzione della «costruzione di un sistema migliore» sotto il profilo qualitativo e quantitativo. A suo giudizio «accettare l'idea di una magistratura non autoreferenziale ne auto-assolutoria ma pronta a richiamare, nel rispetto di tutte le esigenze e le criticità del sistema, le responsabilità di ciascuno significa rafforzare la cultura del governo autonomo» delle toghe.