24 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Dieci sì e tre schede bianche

Da Quaranta, neo Presidente della Consulta, mezzo via libera a quesito nucleare

Per la Corte Costituzionale stop alle presidenze brevi. Test «politico» il 6 luglio su caso Ruby

ROMA - Dieci sì e tre schede bianche: così Alfonso Quaranta, napoletano, magistrato del Consiglio di Stato e giudice costituzionale dal gennaio 2004, è diventato presidente della Corte costituzionale al secondo tentativo, dopo la sconfitta per otto voti a sette incassata a dicembre 2010 da Ugo De Siervo. Quaranta, considerato 'gradito' al centrodestra, in passato è stato chiacchierato per la vicinanza temporale fra la «promozione» di suo figlio ai vertici dell'Enac (nominato dal ministro Altero Matteoli) e il pronunciamento della Consulta sul conflitto fra la Camera e i magistrati di Livorno per un'inchiesta penale a carico dello stesso Matteoli.

Il voto piuttosto largo per Quaranta va oltre una possibile maggioranza politica: a favore di Quaranta ha giocato stavolta il problema delle 'presidenze brevi' assegnate al giudice più anziano (in questo caso Paolo Maddalena, in scadenza di mandato già a luglio e quindi riconfermato vicepresidente, oppure Alfio Finocchiaro, che termina a dicembre, nominato oggi secondo vicepresidente): «Sarebbe stata una anomalia avere quattro presidenze in anno», ha spiegato il nuovo presidente, «ma il criterio dell'anzianità resta un valore da non abbandonare». Il mandato di Quaranta garantisce continuità fino al gennaio 2013.

La sua elezione, come ha commentato il neopresidente denunciando «inopportune interferenze esterne» sul voto, dovrebbe fare «giustizia di ogni illazione» su «una presunta politicizzazione della Corte». E tuttavia è sembrato un segnale politico di 'smarcamento' dal centrodestra la risposta che il neoeletto presidente ha dato a un cronista che gli ha chiesto se ritenga nei poteri della Corte bloccare il nuovo quesito referendario sul nucleare imposto dalla Cassazione: «Personalmente ritengo di no», ha azzardato, precisando che la decisione (fra domani e dopodomani) la prenderà la camera di consiglio dopo aver ascoltato le parti. Ma arriverà il 6 luglio il primo vero test 'politico' sui nuovi equilibri della Corte: in quella data la Consulta dovrà decidere se ammettere il conflitto d'attribuzione sollevato dalla Camera contro i magistrati milanesi per il caso Ruby. E il collegio potrebbe essere ancora incompleto: oltre ai perduranti problemi di salute di Maria Rita Saulle, potrebbe mancare il quindicesimo giudice se il Parlamento, al quale oggi Quaranta si è appellato perché decida in fretta, non eleggerà nemmeno il 23 giugno il sostituto di De Siervo.