19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Festa del 2 Giugno

Napolitano: Noi emigranti, ora un Paese di immigrazione

Il capo dello Stato lo ha ricordato durante il brindisi offerto al Quirinale. Proprio ieri nuova tragedia al largo della Tunisia

ROMA - L'Italia è un «paese di immigrazione», ma è stato un paese di «emigrazione» per molto tempo. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano lo ha ricordato durante il brindisi offerto al Quirinale prima del pranzo di Stato per il 150mo anniversario dell'unità d'Italia: «Eravamo partiti da condizioni di grave arretratezza, 150 anni fa. Non pochi tra voi - Illustri Ospiti - sanno che cosa sia stato nel passato il fiume dell'emigrazione italiana : da questo nostro paese, che dopo l'unificazione non riuscì per lungo tempo a offrire prospettive di lavoro a troppi suoi figli, partirono nel corso di un secolo, emigrando nel resto d'Europa e nel Nuovo Mondo, al di là degli oceani, oltre venticinque milioni di italiani».
«E' solo da poco più di vent'anni - ha aggiunto - che l'Italia è divenuta invece un paese di immigrazione, fino a registrare una presenza di stranieri pari al 7% della popolazione: ultimo segno della trasformazione che l'economia e la società italiana hanno conosciuto».

ENNESIMA TRAGEDIA - L'ennesima tragedia dell'immigrazione, che questa volta ha ucciso forse 270 persone, morte nel tentativo di raggiungere Lampedusa e l'Italia, si è consumata solo ieri al largo della costa tunisina: tra i 200 e i 270 migranti, fuggiti dalla Libia e potenziali richiedenti asilo, risultano dispersi. Circa 600 sono invece quelli tratti in salvo secondo le autorità tunisine.
La loro imbarcazione sovraffollata era rimasta in panne quando si trovava a 36 chilometri al largo delle isole tunisine Kerkennah (sud), e si è rovesciata mentre i migranti tentavano di salire a bordo delle piccole scialuppe di salvataggio messe a disposizione dai soccorritori. Le condizioni del tempo, non buone, hanno ostacolato le operazioni di soccorso. Centinaia di superstiti sono stati rimandati indietro e già trasferiti verso il campo profughi di Shusha (sud), a otto chilometri dalla frontiera fra Tunisia e Libia.