3 ottobre 2025
Aggiornato 06:30
Lo scontro si infiamma

La Camera vota lo stop al referendum sul nucleare

Di Pietro si appella al Colle e alla Cassazione. Bossi e la CEI in campo sull'acqua

ROMA - Il voto con cui la Camera ha approvato la fiducia chiesta dal governo sul dl omnibus che contiene, fra l'altro, lo stop alla costruzioni di nuove centrali nucleari in Italia e quindi potrebbe annullare il referendum in materia già convocato il 12 e il 13 giugno, infiamma la campagna referendaria. Una volta approvata definitivamente dall'aula di Montecitorio con il voto sul merito del provvedimento, la legge passerà alla firma del capo dello Stato per la sua promulgazione e successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Solo a quel punto potrà pronunciarsi l'ufficio centrale della Cassazione per i referendum che dovrà stabilire se la nuova norma, per quanto temporanea, comporti l'annullamento del referendum sul nucleare.
Il che può fare la differenza sul raggiungimento del quorum nelle consultazioni di metà giugno che riguardano anche due altre questioni. La legge sul legittimo impedimento voluta dal Governo Berlusconi (il quesito sulla 'legge ad personam di Berlusconi' su cui ha raccolto le firme Di Pietro). E la legge Ronchi sulla possibilità di affidare in gestione anche a privati la rete idrica.

LA CEI IN CAMPO - Due quesiti che oggi hanno visto anche la Cei indirettamente schierarsi con un monito dei vescovi italiani: «l'acqua deve restare un bene di proprietà pubblica», hanno tuonato dalla loro settimana di lavoro in assemblea plenaria. E che, nonostante il governo Berlusconi abbia tentato di svuotarne il valore con altra 'leggina ad hoc' nel dl sviluppo, oggi sembrano tentare anche Umberto Bossi: «quello sull'acqua è un referendum attraente...», ha detto il Senatur che oltre ad essere capo della Lega, del governo in carica è anche ministro.

DI PIETRO: IL COLLE NON FIRMI LA LEGGE - Divisa o unita che sia la maggioranza, le opposizioni hanno tuonato contro il possibile imminente stop al referendum sul nucleare, a seguito del voto di Montecitorio. In particolare, l'appello di Antonio Di Pietro a Quirinale («non firmi la legge, non la faccia entrare in vigore fino al referendum...«) e a Cassazione («non avalli lo scippo del diritto degli italiani ad esprimersi sul nucleare che il centrodestra vorrebbe«) è stato praticamente in contemporanea al sì della Camera alla fiducia sul dl omnibus.