29 marzo 2024
Aggiornato 14:00
Indagine della Procura di Roma

Minzolini: Nuovo attacco strumentale, sono tranquillo

«L'inchiesta è una atto dovuto. Ho restituito i soldi ma mi rivalgo sull'azienda»

ROMA - Un nuovo attacco, una vicenda strumentale di fronte alla quale si dichiara tranquillo, annunciando però un'azione legale di rivalsa sulla Rai. Augusto Minzolini, direttore del Tg1, ha commentato così la notizia dell'indagine aperta dalla Procura di Roma per le spese con la carta di credito aziendale, e per la quale si ipotizza il reato di peculato.

«Se la notizia è vera, è l'ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai - ha detto Minzolini interpellato sull'inchiesta che lo vede indagato -: dopo l'inchiesta della Procura di Trani, le polemiche dell'Usigrai, le iniziative dell'Agcom è arrivato il turno della Procura di Roma. Quello che mi fa sorridere, e non mi arrabbio né stupisco sapendo come vanno le cose in Italia, che questa notizia sia finita sui media a due giorni dalle elezioni. Del resto la strumentalità politica è più che evidente: l'indagine penale infatti prende spunto dall'esposto di un partito politico, quello di Antonio Di Pietro. Comunque - ha aggiunto - sono più che tranquillo, si tratta di un 'atto dovuto' di una vicenda che ha contorni estremamente chiari», ma «proprio per trasparenza e per evitare polemiche di basso profilo ho già indietro alla Rai l'intera somma in questione, nel contempo ho avviato un'azione legale di rivalsa nei confronti dell'azienda e - venuto meno il benefit e l'impegno di esclusiva - ripreso la collaborazione con Panorama».

«Dall'azienda - ha ricordato Minzolini - mi era stato dato un benefit in cambio dell'esclusiva giornalistica (a contratto già firmato il Presidente Rai mi chiese di interrompere la collaborazione con Panorama). Un benefit di cui ho goduto fino a quando - dopo 18 mesi e dopo aver approvato un bilancio - il vertice Rai ha scoperto, per usare un eufemismo, che quel benefit non era compatibile con la politica aziendale. Una decisione che viene presa sulla base di un'iniziativa di un consigliere d'opposizione legato all'Idv a poche settimane dal 14 dicembre - altra conferma della strumentalità politica insita nella vicenda - nella speranza che la caduta del Governo Berlusconi avrebbe avuto delle ripercussioni in Rai. In poche parole - ha detto ancora il direttore del Tg1 - qualcuno pensava che fosse lo strumento giusto per farmi fuori: hanno provato ad utilizzarlo dentro l'azienda (ma il Dg di allora conoscendo i contorni della vicenda ha sempre escluso un'azione disciplinare), in Corte dei Conti e, non avendo altro, hanno sollecitato un'azione penale secondo metodi ben noti».

Minzolini ha ricordato di aver restituito la cifra, 68 mila euro, e di aver avviato però un'azione di rivalsa sulla Rai e descrive «paradossale» la vicenda, anche alla luce delle lettere tra lui e l'ex Dg Mauro Masi. «Scriveva Masi lo scorso 19 marzo che il 'beneficio - della carta, ndr - non è del tutto compatibile con la normativa aziendale. Semmai è possibile introdurre l'uso della carta come una facility che però prevede procedure diverse. La mancanza di chiarezza nella governance aziendale in materia ha creato una sorta di incomprensione di natura amministrativa tra te e l'Azienda'», lettera alla quale il direttore ha risposto il 21 marzo sottolineando che «la situazione a me non può non apparire singolare: infatti penso che di questo corto circuito procedurale l'Azienda avrebbe potuto avvertirmi prima e non aspettare 18 mesi. E una semplice segnalazione avrebbe risolto sul nascere questa incomprensione. Così purtroppo non è stato e questo probabilmente si aggiunge ad uno dei tanti misteri di quest'azienda per cui alla fine un direttore, il sottoscritto, che rispetto al primo anno del mio predecessore ha risparmiato all'incirca 2 milioni di euro nel budget del Tg si ritrova ad affrontare discorsi del genere». Il direttore considera «paradossale che tanta attenzione sulle procedure mostrata da qualche consigliere di amministrazione non abbia riscontro nel passato su questioni ben più concrete» e cita un noleggio di un macchinario, trovato negli studi del tg, «a circa 100 milioni di euro l'anno» o «la struttura messa in piedi nell'ambito del Tg con contratti 'ad hoc' per studiare - parliamo sempre del mio predecessore - una trasmissione d'informazione in prima serata che non è mai andata in onda. Misteri, appunto, inspiegabili».