29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Il Pd si oppone all’accoppiata: regolamento per il referendum-pluralismo nelle trasmissioni

Fumata nera in Vigilanza RAI

Pancho Pardi: «Ma il regolamento è un atto dovuto, il pluralismo un atto politico»

ROMA - Quello della maggioranza, commenta Pancho Pardi, capogruppo Idv e relatore del regolamento, è stato «un atto forzoso per uno scambio non alla pari, perché il regolamento per il referendum è un atto dovuto, l'atto di indirizzo una cosa ulteriore».

IL PDL CHIEDEVA: DA UNA PARTE IL REGOLAMENTO DALL’ALTRA IL PLURALISMO - Il Pdl, a quanto si apprende, ha chiesto un accordo complessivo che prevedesse, insieme all'esame del regolamento sulle amministrative, anche una data certa per il via libera all'atto di indirizzo sul pluralismo, oggetto di molte polemiche per alcune disposizioni previste dal testo del relatore Butti (Pdl), come quella delle conduzioni alterne nei talk show (nell'ultima formulazione a cadenza periodica e non più settimanale). Accordo che l'opposizione non ha sottoscritto anche in attesa di vedere gli ulteriori miglioramenti all'atto di indirizzo annunciati dal relatore Butti. Quello della maggioranza, commenta Pancho Pardi, capogruppo Idv e relatore del regolamento, è stato «un atto forzoso per uno scambio non alla pari, perché il regolamento per il referendum è un atto dovuto, l'atto di indirizzo una cosa ulteriore».

SUL REGOLAMENTO PER IL REFERENDUM OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO - Quindi niente accordo in Vigilanza sull'ordine dei lavori e l'esame sul regolamento per il referendum slitta a domani: niente seduta oggi, salta anche quella di stasera.
La seduta, per ora, è convocata per domani alle 14 e ad ora l'ordine del giorno prevede sempre al primo punto il regolamento per il referendum e, a seguire, l'atto di indirizzo sul pluralismo. Sul primo sono diversi gli emendamenti del Pdl su cui l'opposizione è pronta ad opporsi: la previsione di uno spazio per chi promuove l'astensione (non solo favorevoli e contrari), una riduzione di campagna elettorale alle ultime due settimane prima del voto del 12 giugno per evitare sovrapposizioni con le amministrative, una riduzione dei soggetti negli spot - ad esempio i candidati -, e una stretta sui talk show, che non dovrebbero affrontare il tema referendum.