26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Manifestazione SEL

Vendola rilancia le primarie e sfida il Pd: ora cantiere centrosinistra

Il leader di Sinistra e Libertà: «Con Fini? Solo per tre interventi mirati. No al liberismo»

ROMA - Ha riempito un teatrotenda alla periferia di Roma, Nichi Vendola, per lanciare quella che ha tutta l'aria di essere una vera e propria Opa sul centrosinistra. Il presidente della Puglia ha parlato per quasi un'ora e mezzo, sferzando il Pd su primarie, alleanze e strategia politica, senza dimenticare di sbeffeggiare Silvio Berlusconi, il premier del «bunga-bunga» ma anche il «bigotto» che provocherebbe «sofferenza» ad un eventuale figlio omosessuale con le sue prese di posizioni contro i gay. Le primarie, che sembravano passate in secondo piano dopo l'intervista a Repubblica in cui lanciava il nome della Bindi come possibile premier, tornano ad esser centrali, anzi «l'anima del centrosinistra»; la grande alleanza che chiede il Pd va pure bene, ma solo per fare tre cose: la legge elettorale, il conflitto di interessi e norme a tutela del pluralismo, «poi ognuno per la sua strada»; Sel, insomma, è pronta a fare la sua parte, ma bisogna «aprire un nuovo cantiere di centrosinistra» e soprattutto: «Non ci avrete mai sul terreno del liberismo».

Vendola ha entusiasmato le tante persone (4mila secondo gli organizzatori) venute di domenica mattina ad ascoltarlo. Ha cercato di presentare il volto di una sinistra moderna che ha fatto tutti i conti con il passato e non sarà un caso se la citazione di 'Che' Guevara è stata accompagnata dalla richiesta di «libertà a Cuba», subito, «se non ora quando». Ma per il resto, il discorso del leader di Sel - appassionato come al solito, la voce che gli si strozza in gola per i troppi decibel e per l'emozione - ha toccato tutte le corde care alla sinistra, sia pure non più comunista. E quando alla fine è partita 'Bella ciao' nella versione rock-gitana dei 'Modena city ramblers' la platea è esplosa, in piedi a cantare, molti con il pugno alzato.

Vendola ha preso spunto dalla politica estera, come insegnava la scuola delle Frattocchie, e da lì è via-via sceso ai fatti della politica italiana. La crisi libica è l'occasione per bacchettare «la piccineria della classe dirigente europea», così «ipocrita e esitante», ben lontana dall'esempio dei «Khol, dei Berlinguer, dei Brandt». E, a maggior ragione, la vicenda libica chiama in causa il Governo italiano, che parla con voce «tremolante» e che finora ha fatto fare proprio a Gheddafi «il lavoro sporco» di bloccare l'emigrazione verso le nostre coste. Ma la risposta, avverte, non è un intervento militare, anzi «l'Europa, con qualche eccezione, è stata complice della lunga stagione della rivoluzione reazionaria che ha teorizzato addirittura la guerra come sistema stabile di governo del mondo». Bisogna piuttosto «abbracciare chi soffre» e imporre la la logica del «diritto internazionale» e della «libertà».

Quindi, la chiusura sulla politique politicienne, come avrebbe detto Fausto Bertinotti, la sfida al Pd. Vendola spiega di aver proposto Rosy Bindi premier per rispondere alle sollecitazioni del Pd sulla «grande alleanza», da Sel a Fini. La grande alleanza si può anche fare, dice Vendola, ma solo per tre interventi urgenti (legge elettorale, conflitto di interessi e norme per il pluralismo), poi «ognuno per la sua strada». E se grande alleanza deve essere, dove sta scritto che come candidato premier si debba scegliere «un tecnocrate liberista» come Mario Monti? Meglio la Bindi, allora. «Ho proposto il presidente del Pd! Non so perchè debba rappresentare un elemento provocatorio. Mi sono assunto una responsabilità sociale, svelare la sovrapposizione tra emergenza democratica ed emergenza tecnocratica».

Sia chiaro, ha ripetuto, «perché con il Pd su questo non ci sia equivoco: sul terreno del liberismo non ci avrete mai». Dunque, «il tema è il nuovo centrosinistra. Serve coraggio politico e coraggio culturale. Evitando di imbracare la storia, come diceva Gramsci, ma interpretando le domande di cambiamento. Legare la crisi democratica che c'è alla crisi sociale». Dunque, bisogna «riaprire il cantiere del centrosinistra» e «capiscano tutti: la leva per il capovolgimento del berlusconismo è nella partecipazione democratica, le primarie sono l'anima del centrosinistra che vogliamo costruire, non sono un capriccio».