16 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Dopo lo stop del Colle

Milleproroghe, tra accuse e veleni il sì dalla Camera

Mal di pancia Scilipoti che ha votato con l'opposizione un ordine del giorno mandando «sotto» l'esecutivo. Duro botta e risposta Cicchitto-Fini

ROMA - Un via libera sofferto per il Milleproroghe alla Camera. Con le correzioni introdotte in corsa dall'esecutivo dopo lo stop arrivato dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il quale ha sollevato vizi di incostituzionalità sull'iter e il contenuto del decreto. E con la maggioranza ferma a 309 sì alla fiducia sul provvedimento, 10 voti meno della «quota 319» su cui il premier Silvio Berlusconi ritiene di poter contare dopo il ritorno nel Pdl di alcuni esponenti di Fli come Luca Bellotti e Roberto Rosso (300 i voti a favore sul provvedimento). Anche se dal governo si minimizza: assenze previste.

Il decreto è arrivato al suo secondo giro di boa, tra Fli e le opposizioni a rilanciare il tema del conflitto di interessi del premier per la norma sugli incroci stampa-tv e tra i mal di pancia del «responsabile» Domenico Scilipoti che ha votato con l'opposizione un ordine del giorno mandando 'sotto' l'esecutivo. Ora, il rush finale tra stasera e domani in Senato per l'ok definitivo ad un testo talmente lievitato rispetto alla versione originaria da aver fatto evocare a Napolitano una legge «Finanziaria dai contenuti più disparati», un testo passato da 4 articoli e 25 commi a 9 articoli e 187 commi.

Una «Finanziaria» ridimensionata, ma solo in parte, dopo la tirata d'orecchie arrivata dal Colle, con la marcia indietro impressa dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, su un pugno di norme e che ha visto la cancellazione, tra l'altro, delle graduatorie provinciali per i precari della scuola (misura fortemente voluta dalla Lega in contrasto con una sentenza della Corte costituzionale), alcune disposizioni su Roma (è stato riportato da 15 a 12 il numero dei componenti delle giunte nei Comuni con più di un milione di abitanti anche se il sindaco Gianni Alemanno ha avvertito che la vicenda «non finisce qui«), il blocco nel 2011 delle demolizioni delle abitazioni abusive in Campania.

Il Milleproroghe è stato il primo banco di prova del governo su un provvedimento economico, con l'assalto alla diligenza scattato in un clima di veleni, nello scontro ormai conclamato tra il premier Berlusconi e il presidente della Camera Fini, un'atmosfera resa pesante dalla vicenda «Ruby». Situazione su cui ha pesato il riposizionamento dei gruppi in Parlamento, con la maggioranza in bilico in molte commissioni, il che ha costretto Pdl e Lega a ricorrere all'auto-ostruzionismo per evitare il primo voto a Montecitorio e andare direttamente in Aula.

E all'insegna delle polemiche e dei veleni è stata la giornata della fiducia, con i botta e risposta tra il «responsabile» Luciano Sardelli e il democratico Gino Bucchino, il quale ieri aveva raccontato di aver ricevuto un'offerta di 150mila euro per passare al nuovo gruppo della Camera che sostiene la maggioranza di governo; e con uno scambio di accuse finali tra il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, e Fini: «La situazione è istituzionalmente insostenibile e lei si trova in una situazione di contrasto tra l'essere presidente della Camera e leader politico», ha puntato il dito Cicchitto, con Fini che ha replicato: «Concordo con lei, è una situazione istituzionalmente insostenibile».