Bersani irritato con Vendola, ma senza voto serve nuova linea
«Senza le elezioni l'unità rischia di venire meno». Stamattina, in Transatlantico, un deputato Pd si interrogava sul significato delle parole di Prodi
ROMA - La candidatura di Rosy Bindi lanciata da Nichi Vendola e benedetta da Romano Prodi; Walter Veltroni che discute come salvare l'economia insieme a Giulio Tremonti; Enrico Letta che due giorni fa ospitava il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ad un convegno dell'Arel: nel Pd ricominciano a muoversi diverse iniziative e sarà pure vero che alcune erano fissate da tempo, come ha ricordato oggi Veltroni introducendo il suo dibattito con Tremonti, ma l'ipotesi-elezioni sembra allontanarsi e la sostanziale unità di intenti esibita dal Pd all'assemblea nazionale sembra già incrinarsi. Il segretario non ha affatto apprezzato l'iniziativa di Vendola e certo non ha gradito che oggi i giornali parlassero di una benedizione di Prodi alla candidatura Bindi; e se Bersani ancora in questi giorni ha chiesto il voto anticipato, ieri Veltroni su Repubblica faceva capire che non considera le elezioni la soluzione migliore, anche se sono da preferire allo «stallo pericoloso» attuale.
Sfumature, che però anticipano quello che nel Pd potrebbe accadere se davvero il voto anticipato sfumasse: se la campagna elettorale spingeva a 'fare quadrato', il proseguire della legislatura riapre i giochi nel partito e fa riaffiorare le diverse strategie.
Stamattina, in Transatlantico, un deputato Pd si interrogava sul significato delle parole di Prodi: «Perché - era il ragionamento - ha sponsorizzato la Bindi? E' un bello stop a Bersani, del resto non ha mai amato l'idea di un Pd spostato a sinistra che si allea con il centro». Nello staff bersaniano, in verità, si cerca di minimizzare, si spiega che era solo una battuta al compleanno, che una frase del genere Prodi la disse anche in occasione della festa di Giulio Santagata. D'altro canto, però, la cosa non è piaciuta a Bersani, Prodi è sempre stato un suo sostenitore.