24 marzo 2025
Aggiornato 17:00
Media | RAI

IdV: «Masi e Minzolini a casa dopo il sorpasso del Tg5 su Tg1»

Il capogruppo Belisario: «Portato a compimento il disegno piduista. Se il tg1 non ricopre più il suo ruolo storico di telegiornale istituzionale ed equilibrato, è chiaro che la gente canale»

ROMA - Italia dei Valori chiede le dimissioni del direttore generale della Rai Mauro Masi e del direttore del Tg1 Augusto Minzolini, a seguito del sorpasso negli ascolti da parte del Tg5 Mediaset sul Tg1 delle 20 del servizio pubblico «La premiata ditta Masi e Minzolini - ha affermato il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - è riuscita nel suo intento, cioè quello di affondare gli ascolti del Tg1 e di tutta la Rai, per favorire Mediaset e i tg del premier. Il Tg5 di ieri sera ha superato negli ascolti quello del direttorissimo che continua a non dare le notizie e che ha quasi ignorato oltre un milione di persone scese in pizza in 230 città italiane. Cacceremo democraticamente sia il direttore generale più asservito della storia del servizio pubblico, sia il presunto giornalista che passa le veline di palazzo Chigi. Se non ora, quando?», «Il disegno piduista di disgregazione della televisione pubblica - ha fatto eco il capogruppo Idv in Senato Felice Belisario - ha segnato in questi giorni uno dei punti principali di attuazione. Il tg5 che supera il tg1 è infatti un risultato non casuale ma la conseguenza della diminuzione costante e volontaria del prestigio della testata diventata, con la conduzione di Minzolini, il megafono di Berlusconi. Se il tg1 non ricopre più il suo ruolo storico di telegiornale istituzionale ed equilibrato, è chiaro che la gente cambia canale. Masi ha scelto deliberatamente di smantellare uno dei gioielli della Rai per favorire le reti Mediaset del suo capo Berlusconi. Ma il dg della Rai non è solo. Ha un intero sistema alle sue spalle, lo stesso che sta per far approvare in commissione di Vigilanza un atto di indirizzo per il pluralismo che di pluralismo non ha assolutamente nulla e che serve solo a spegnere le voci libere che ancora lavorano in Rai».