25 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Assemblea Nazionale PD

Bersani: Berlusconi lasci. Pd rilancia patto con tutte le opposizioni

Nel partito dibattito congelato. E le elezioni sembrano lontane. Domani la seconda e ultima giornata dell'assemblea, con l'intervento di Massimo D'Alema e la replica finale di Bersani

ROMA - Silvio Berlusconi deve dare le dimissioni e se la crisi politica precipiterà verso le elezioni, il Pd cercherà di stringere un patto di tutte le opposizioni, non per una «ristrutturazione del centrodestra», ma per gestire una fase costituente. Pier Luigi Bersani parla all'assemblea nazionale di un Pd che sembra aver messo una moratoria al dibattito interno e rilancia la linea che, in questo momento, sembra unire tutto il partito: primo, far cadere Berlusconi. Il segretario democratico elogia il ruolo «di garanzia» di Giorgio Napolitano, che questa mattina ha stoppato il Governo sul decreto per il federalismo con un forte richiamo; quindi, stronca la «scossa» all'economia annunciata dal premier e dice: il Pd si fa carico di rappresentare «milioni di italiani che hanno voglia di dire a Berlusconi 'vai a casa': raccoglieremo 10 milioni di firme e l'8 marzo, giorno della festa della donna, le porteremo a palazzo Chigi».

Bersani denuncia una vera e propria «emergenza democratica» nel paese. Per colpa del premier l'Italia è «nelle barzellette di tutto il mondo» e solo agli italiani viene raccontata una realtà diversa grazie ai «Tg di regime», come non si vedono nemmeno «in Corea del Nord». Il federalismo è in realtà una «patrimoniale», e altro che «prima vedo, poi pago», come dice Tremonti, qui siamo al «pago, pago, pago»; per non parlare del «mitico piano casa», o del piano Sud fatto senza stanziare un euro in più. La verità, dice rivolto alla Lega come fa da giorni, è che solo con il Pd si può fare un vero federalismo.

Berlusconi umilia le donne, anche per questo se ne deve andare. E per questo il Pd porterà proprio l'8 marzo a palazzo Chigi i dieci milioni di firme degli italiani che sono stufi. E «se ci sarà un passo indietro di Berlusconi, noi siamo tutti pronti a ragionare per parlare d'Italia»; al contrario, «se non sarà così, se prevarranno arroganti tattiche di sopravvivenza o futili diversivi allora, data l'emergenza chiederemo di restituire agli elettori il compito di indicare la strada». E alle elezioni si andrà con un patto che verrà sottoposto a tutte le forze di opposizione, una proposta programmatica per gestire una «fase costituente». Dice Bersani: «presenteremo il nostro progetto in un confronto con le forze sociali e politiche, dicendo chiaro a ciascuno di prendersi le sue responsabilità di fronte al paese, non siamo interessate alla riorganizzazione del centrodestra, ci rivolgiamo alle forze moderate, di centro: pensate veramente che Berlusconi sia condizionabile?». Il segretario Pd parla anche ai Radicali: «Cosa pensano del rischio di trovarsi Berlusconi presidente della Repubblica? Voglio saperlo».

Nel patto di Bersani, si capisce, ci sono dei paletti per Fini, che secondo alcuni nel Pd finirebbe per sfilarsi da solo dall'accordo tra le opposizioni. Ma, in realtà, oggi erano in molti, all'assemblea dei democratici, a dire che alle elezioni non ci si crede molto nel partito. Di sicuro, in questo momento tutti si sforzano di mettere da parte le distinzioni: «Bene - dice Walter Veltroni, che domani non parlerà - ho condiviso innanzitutto l'indicazione dell'obiettivo necessario per ridare ossigeno al Paese: il superamento del berlusconismo». Così come Marco Follini, che solo qualche settimana fa era arrivato a minacciare l'addio al Pd: il discorso di Bersani è stato «promettente, positivo». Domani la seconda e ultima giornata dell'assemblea, con l'intervento di Massimo D'Alema E la replica finale di Bersani.