30 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Federalismo

Bossi minaccia le urne ma lo «sforzo» di Calderoli non convince

Pd, Idv e Terzo polo delusi dalle modifiche: «Resta un pasticcio». Il Ministro: vedremo se le modifiche saranno sufficienti a determinare un atteggiamento positivo delle opposizioni»

ROMA - Senz'altro «fiducioso» sull'ok al federalismo fiscale, ma Umberto Bossi lancia comunque il suo messaggio: «Se non avviene, torniamo alle urne, ci facciamo dare il voto dagli italiani e ricominciamo a lavorare per farlo succedere», dice in un'intervista ad Oggi. Un avvertimento che arriva nel giorno in cui Roberto Calderoli cerca l'ennesima mediazione per convincere le opposizioni, stavolta sul federalismo municipale, senza peraltro risultare particolarmente convincente: «E' un pasticcio», dicono Pd, Idv e terzo polo.

Ecco allora che il messaggio di Bossi prova ad agire su un altro versante nei confronti del terzo polo riluttante a dire sì al fisco municipale: se vi mettete di traverso, il Carroccio tornerà a spingere per le urne. Non solo, il messaggio - spiegano dal Carroccio - è anche rivolto ai quei militanti magari disorientati dalle vicende di Silvio Berlusconi: il federalismo è l'unica bussola della Lega, e nel nome della riforma si scelgono gli alleati. Concetto ribadito da Calderoli, che invita a dimenticare «altre vicende» e a concentrarsi sulla riforma.

Opposizioni deluse - Fatto sta che per ora nè i messaggi di Bossi nè gli sforzi di Calderoli sembrano aver convinto le opposizioni a dare il via libera al decreto sul fisco municipale, o almeno ad orientarsi verso l'astensione. Anzi. I commenti di oggi di terzo polo, Pd e Idv non lasciano presagire nulla di buono, con la nuova versione della tassa di soggiorno che non piace a nessuno. «Gran parte del pasticcio che abbiamo denunciato rimane. Si rischia un buco di 2-3 miliardi», spiega il finiano Baldassarri che denuncia «i maneggi e magheggi del Tesoro». Anche per la rutelliana Lanzillotta «si rischia un impatto disastroso sulla finanza pubblica e una botta enorme su seconde case ed esercizi commerciali». Il centrista Galletti ritiene poi «l'unica cosa positiva il fatto che compare la parola famiglia», ma il mini-quoziente familiare «è una cosa piccolissima rispetto all'impianto generale». Il giudizio unanime del Terzo polo, che deciderà insieme l'atteggiamento da tenere, è che a questo punto la riforma «non ha niente di federalista, dovrebbero cambiargli il nome». E deluso è anche il Pd: «C'è una confusione enorme, neanche loro hanno capito cosa intendono fare», dice Marco Causi.

Ma Calderoli è convinto che il nuovo testo del fisco municipale che porterà domani alle commissioni Bilancio «raccoglie sostanzialmente le esigenze di tutte le forze politiche». Vedremo se le modifiche saranno sufficienti a determinare un atteggiamento positivo delle opposizioni». Il termine per gli emendamenti scade venerdì alle 18, il voto sul parere è previsto per mercoledì 26. Lì si capirà se gli 11 commissari di Pd e Idv e i 4 del terzo polo sceglieranno di dire no, determinando il pareggio in Bicamerale e respingendo il parere. Esito che non ha conseguenze tecniche, visto che si tratta di un parere consultivo e il governo potrebbe comunque emanare il decreto, ma dalle inevitabili conseguenze politiche. Magari il voto anticipato minacciato oggi da Bossi.