20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Crisi maggioranza

«Traditore», «No, lo sei tu». Duello a distanza Berlusconi-Fini

Il Premier propone un patto di legislatura. Leader Fli: «E' solo propaganda». Insomma, Silvio e Gianfranco fanno campagna elettorale per il 14 dicembre

ROMA - La parola del giorno è tradimento. A poco meno di due settimane dal voto di fiducia in Parlamento al governo, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, in una sorta di duello a distanza, se le suonano di santa ragione. Il presidente del Consiglio parla a suocera (i promotori della libertà) perché nuora intenda (i parlamentari, e soprattutto quelli di Fli). Chi voterà contro l'esecutivo il 14 dicembre - dice - sarà segnato come un traditore a vita. Il presidente della Camera non la manda a dire e dal Salento replica: «Tutta propaganda», se c'è qualcuno che ha tradito è chi definiva «il Pdl un partito di massa e dell'amore» salvo poi sbattere fuori chi dissentiva. Insomma, Silvio e Gianfranco fanno campagna elettorale per il 14 dicembre, di fatto 'allenandosi' a quella che li potrebbe vedere impegnati per il voto di primavera.

PREMIER OTTIMISTA - Il Cavaliere, come non accadeva da tempo, è tornato a esternare a ogni piè sospinto. In mattinata con un messaggio ai Promotori della libertà, nel pomeriggio attraverso una telefonata all'Assemblea dell'Adc di Francesco Pionati, a cui garantisce l'apparentamento in caso di elezioni. Il succo è più o meno lo stesso. Tanto per cominciare il premier difende il lavoro del governo «del fare» e definisce «assurdo» il momento attuale. Oggi - afferma - di tutto l'Italia ha bisogno meno che di «paralisi e instabilità» altrimenti si rischia la fine di Grecia e Irlanda. E però, osserva Berlusconi, a questo governo non c'è alternativa. Ergo, se il Parlamento non dovesse concedere la fiducia, non ci sarebbe spazio per «pasticci» da «Prima Repubblica» ma solo per un ritorno alle urne. «E noi - è sicuro il presidente del Consiglio - li sbaraglieremmo tutti». Il Cavaliere continua tuttavia a dirsi ottimista sulla risposta del Parlamento anche perchè conta sul fatto che molti finiani non se la sentono, appunto, di tradire. Anche perché - è la semplificazione del premier - molti pensavano di essere saliti su un treno che portava alla formazione della terza gamba del centrodestra e si sono ritrovati su un treno guidato da Bocchino e diretto a sinistra.

PATTO DI LEGISLATURA - Nonostante i toni di cui sopra e espressioni non proprio concilianti, comunque, il Cavaliere rinnova la sua offerta di un patto di legislatura «con chi ci sta». «Questo vuol dire - spiega - che siamo aperti a ragionare con tutti senza pregiudizio se non con l'impegno della coerenza del rispetto al nostro programma e l'impegno della lealtà nei confronti nei nostri elettori».
Ma Gianfranco Fini non è in campagna elettorale meno del presidente del Consiglio. E infatti ci mette poco a classificare le frasi dell'ex alleato come «affermazioni propagandistiche a cui non crede neanche lui». Poi lancia un nuovo monito contro il ricorso alle urne che sarebbe un «azzardo». «Berlusconi - sostiene il leader di Fli - non si rende conto che andando avanti così non otterrà né la fiducia né le elezioni anticipate anche perché molti parlamentari non vogliono andare al voto».