19 aprile 2024
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Università: il 110 e lode è donna

Italia ed estero: le studentesse si laureano di più e con voti migliori dei maschi

MILANO – La laurea è donna: e lo è anche il 110 e lode. E’ quanto emerge dalla ricerca realizzata per Bacardi da Nathan Il Saggio, l’unico Osservatorio permanente sui media internazionali in Italia, in occasione del 110° anniversario del Cuba Libre, il drink più amato a base di rum.
Giocando sui numeri, nel segno del 110, ecco allora una curiosa fotografia del mondo accademico italiano e straniero.

L’Osservatorio, che ha monitorato circa 100 testate (Francia, Spagna, Usa, Gran Bretagna, Austria, Germania, Svizzera e Canada) nel periodo che va dal 1 ottobre 2009 al 10 novembre 2010, ha evidenziato una significativa, maggiore capacità di terminare gli studi universitari da parte delle donne e, spesso, a pieni voti.

Le donne si impegnano di più, a partire dal diploma (voto più alto), frequentano con maggiore costanza le lezioni universitarie e si laureano con voti più alti. In particolare, chi ha conseguito il diploma di maturità classica o scientifica ha una maggiore probabilità di ottenere un voto di laurea più alto, mentre chi si è laureato nella facoltà di giurisprudenza risulta avere un voto di laurea nettamente più basso rispetto a chi ha frequentato le facoltà di Economia e Scienze politiche. Tra gli ingegneri, per esempio, il 13% degli studenti si è laureato con 110 e lode contro il 17% delle ragazze; tra le discipline scientifiche il 21% dei ragazzi si è laureato con il massimo dei voti contro il 25% delle colleghe.

Secondo quanto sostiene l’Instituto Nacional de Estadìstica, in Spagna, il numero delle immatricolazioni complessive è rosa: il 54,6% è delle donne. Si sono laureati 189.899 studenti di cui il 60.8% donne. Il 53.4% si è laureato entro i 24 anni (per quanto riguarda le donne la percentuale sale al 59.4%), il 15.4% a 23 anni.
Anche in Canada le donne si laureano di più: dal 2006 a oggi, secondo La Presse Canadienne, il numero delle donne laureate è cresciuto esponenzialmente. Secondo i dati, il 58% dei laureati tra i 25 e i 24 anni in Canada è una donna; la percentuale scende al 51,6% tra i 25 e i 64 anni.

Secchione anche le americane: i dati della Census Bureau mostrano che negli Usa il 29% delle donne ha almeno una laurea di primo livello, contro il 30% degli uomini. Tuttavia nella fascia di età fra i 25 e i 29 anni il 9% delle donne ha una laurea di livello superiore rispetto al 6% degli uomini MSNBC.
Anche in Gran Bretagna le donne sono più diligenti degli uomini: secondo i dati dell’Higher Education Policy Institute, think-tank indipendente il 63.9% delle donne ottiene una laurea di prima classe (First-class) e seconda classe superiore (Upper Second) contro il 59.9% degli uomini. Inoltre già 16 anni fa le donne superavano gli uomini per numero di iscritte all’università (Independent).
Le neolaureate donne in Germania sono mediamente di più dei loro colleghi maschi: 60% circa. Inoltre il voto medio delle ragazze è superiore a quello maschile: 2,13 delle ragazze contro il 2,24 dei ragazzi, secondo il sito di statistiche www.bridgers-consult.de.

Il tono globalmente positivo della stampa estera circa il mondo universitario raggiunge inaspettatamente i livelli più alti quando si parla dell’aspetto occupazionale. Nonostante la crisi l’università non è una fabbrica di disoccupati. Secondo i dati raccolti, più aumenta il titolo di studio minore è la possibilità di restare senza lavoro. Gli universitari hanno un tasso di disoccupazione molto inferiore alla media. Secondo i dati Eurostat, nel 2009, tra gli universitari la disoccupazione riguarda il 9% di loro (contro il 19% della media nazionale). E’ quanto pubblica l’autorevole testata spagnola El Pais.
Anche la Francia risponde con un articolo pubblicato da Les Echos: la riforma dell’università vuole facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Secondo uno studio, entro 30 mesi dalla laurea, il 91,5% dei laureati ha un lavoro.

Purtroppo però, per quanto riguarda gli stipendi è cosa nota, e i dati lo confermano, che le donne guadagnano di meno rispetto ai colleghi maschi. Secondo uno studio dell’Istituto Ipsos, nonostante la laurea, la differenza tra i salari degli uomini e quelli delle donne (nei primi tre anni dopo la fine degli studi) è di circa il 20%. Spesso la carriera delle donne parte più velocemente ma si blocca prima.(L’Express). Inoltre, sebbene le donne siano più motivate dei colleghi maschi, pare che le famiglie le sostengano meno: secondo la rivista francese Marianne il 61% dei ragazzi universitari è sostenuto dai genitori, solo il 48% per le ragazze.

Per quanto riguarda gli stipendi, da una prima analisi americana, attraverso il rapporto stilato dall’associazione College Board, il valore di una laurea è in crescita. Lo stipendio medio annuale di un laureato è di 55,700$. Nel 2009 il tasso di disoccupazione fra i laureati è stato del 4.6%. New York Times. Anche in Gran Bretagna persiste un certo ottimismo, nonostante la crisi. Tornano ad esserci posti di lavoro per laureati nel settore finanziario, i tempi sono invece meno rosei per i laureati che aspirano ad un posto di lavoro nella pubblica amministrazione.
Lo stipendio annuo di un laureato che entra nel mondo del lavoro si attesta in media sui 29.000£, per chi lavora in banca la media è di 42.000£ mentre per chi entra nel settore pubblico la media è di 25.000£. BBC (GB)

In Germania, secondo il Rheinische Post, i neolaureati arrivano a guadagnare una cifra che si aggira sui 40.000 euro all’anno per chi ha appena terminato gli studi. Il 77% delle aziende quest’anno ha messo sotto contratto neolaureati, con uno stipendio medio di 39.399 euro.

‘Trovo che il voto di laura rappresenti ancora oggi un forte valore. Una carriera universitaria brillante, che testimonia l’impegno profuso nello studio, è indicativa di tenacia e di volontà. Questa inclinazione trova spesso applicazione anche nella professione, nell’apprendere un lavoro. – dichiara Barbara Herlitzka, PR Manager
Martini & Rossi, laureata con 110 e lode in giurisprudenza – Le donne in questo hanno spesso una marcia in più e io credo molto nel loro valore. I dati lo confermano, le donne hanno una capacità di analisi più spiccata e si laureano mediamente con voti più alti. E’ purtroppo innegabile che, nella ricerca del lavoro subiscano tuttora forti penalizzazioni. L’azienda sa di dover affrontare l’incognita di una eventuale maternità e dell’impegno in famiglia. Dal mio canto, invece, riscontro che tanto più le donne sono impegnate su fronti diversi, tanto meglio riescono nel mondo del lavoro, pur rischiando di sacrificare il tempo per se stesse. La donna, in sostanza, riesce meglio a fronteggiare le emergenze e a conciliare lavoro e vita privata, senza lasciarsi condizionare dalla smania della carriera a ogni costo.’